Piercamillo Davigo, nuovo presidente dell'Anm (foto LaPresse)

Davigo contro i magistrati che scendono in politica, ma no a norme specifiche: “Deve bastare la coscienza”

Redazione
Il presidente dell’Anm a Famiglia Cristiana attenua i toni con il governo, ma ribadisce la contrarietà alla prescrizione: “Non dovrebbe decorrere dopo l’inizio del processo”. E sulla scarsa fiducia dei cittadini nella magistratura tace.

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, rompe il silenzio dopo la tempesta generata dalle sue parole contro la classe politica, a suo dire corrotta come ai tempi di Mani pulite. In un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana, in edicola domani, Davigo ribadisce che la polemica è nata tutta su “parole che mi attribuiscono e non ho detto”, e si mostra più dialogante con il governo.

 

Sulla lotta alla corruzione, ad esempio, l’ex componente del pool di Mani pulite definisce “giusta la strada intrapresa dal governo per lo sconto di pena a chi collabora”, pur sottolineando che “servono sconti più forti” per incentivare le persone a denunciare, e che “bisognerebbe estendere le norme sui collaboratori di giustizia” anche ai casi in cui “il mercato illegale che nasce dalla corruzione è gestito dal crimine organizzato”.

 

Per quanto riguarda la riforma della prescrizione, che tanto sta animando il dibattito politico, Davigo conferma la sua visione drastica: uno strumento “ineliminabile”, afferma, ma “dovrebbe non decorrere più dopo che il processo è iniziato”. E per evitare che i processi sulla corruzione vadano in fumo, non si parli di eliminazione dell’obbligo dell’azione penale: “Dove è discrezionale – dice il magistrato – le linee guida, dettate dalla politica, mettono la corruzione in cima alle priorità”, e quindi non cambierebbe nulla.

 

Mentre sul calo della fiducia dei cittadini nella magistratura (ferma al 34 per cento) Davigo evita qualsiasi forma di autocritica togata (“Scontiamo il prezzo dell’inefficienza della giustizia”), alcune parole chiare le dedica al tema dell’indipendenza dei magistrati, affermando che questi dovrebbero astenersi “per coerenza” dall’intraprendere carriere politiche: “Come vedremmo un guardalinee che a metà partita mette la casacca di una squadra e gioca?”. Anche qui, però, il presidente dell’Anm esclude che occorrano norme in materia: “Deve bastare la coscienza”.