Perché Confindustria dice sì al referendum
Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha superato la prima prova di fiducia del Consiglio generale, chiamato a esprimersi sul referendum costituzionale di ottobre. Il Consiglio ha votato a favore della principale riforma istituzionale del governo Renzi appoggiando la linea già espressa da Boccia in sostegno del “sì” al referendum più importante d’Europa dopo quello sulla Brexit. I rappresentanti dei grandi associati hanno assecondato il presidente all’unanimità dei votanti in un’assise segnata da assenze non straordinarie (120 presenti circa su 198 componenti, assente il 40 per cento). Alla vigilia si ventilava una fronda da parte della corrente che nella corsa elettorale sosteneva lo sfidante di Boccia, Alberto Vacchi – a quanto pare non c’era nulla di organizzato in tal senso visto che ieri parte dell’opposizione era rappresentata.
Non solo: alcuni esponenti delle territoriali “vacchiane” sono stati nominati nei comitati tecnici, sanando così una potenziale frattura. I critici dicevano di non avere interesse a esprimersi su una questione politica divisiva, rivelando di non condividere con i vertici confindustriali la passione per i contenuti della riforma che migliorerebbero il clima per l’impresa; vedi soprattutto la riduzione del potere di veto delle regioni in materie concorrenti. Nel 2006 Montezemolo non appoggiò la riforma costituzionale di Berlusconi, condivisa solo in parte. Confindustria è per ora l’unica associazione di attori economici ad appoggiare Renzi nella sua battaglia, confermando tale postura anche dopo l’esito deludente delle amministrative. Boccia ha superato un voto che si preannunciava sfavorevole, potrà rivendicarlo.