Un'utile triangolazione per Strasburgo
Il governo italiano deve rispondere al quesito posto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che sta esaminando il ricorso di Silvio Berlusconi contro l’applicazione retroattiva della legge Severino nei suoi confronti. Non si tratta solo di dare un parere giuridico, che peraltro non competerebbe all’esecutivo che è un organismo politico. Potrebbe essere l’occasione per cominciare a riavvolgere il nastro delle vicende che hanno portato alla rottura dei patti del Nazareno? Matteo Renzi in altri casi, a cominciare da quello del governatore della Campania, aveva già espresso critiche sulla rigidità della legge Severino, il che gli consentirebbe di dare un parere articolato e non iugulatorio anche nel caso che riguarda Berlusconi. Sul piano politico è evidente che un comportamento non ostativo o almeno non totalmente ostativo del governo nei confronti del ricorso avrebbe un significato rilevante.
Anche se non c’è automatismo, è evidente che il giudizio sulle riforme istituzionali è legato a quello sul governo, e un alleggerimento della tensione con Forza Italia avrebbe effetto anche sull’orientamento dei suoi elettori nel referendum di autunno. E’ un passaggio difficile, sul quale Renzi rischia il linciaggio dei girotondini interni ed esterni al suo partito, ma è anche un’opportunità che sarebbe stolto a trascurare. L’esclusione di Berlusconi dal Parlamento è un danno per la democrazia italiana, un danno che sarebbe bene sanare. Una sentenza positiva della Corte europea, inoltre, aiuterebbe a superare le idiosincrasie antieuropee che circolano nel centrodestra e a dare una certa solidità all’arco delle posizioni “eurocritiche” che vanno appunto dal Pd a Forza Italia, in contrapposizione a quelle apertamente euroscettiche. Il tempo per ragionare non manca, c’è da vedere se il governo troverà il coraggio di fare una mossa difficile ma sicuramente utile.