Campidoglio, Virginia Raggi illustra le linee programmatiche della Giunta Capitolina

Elogio del copiare (a saperlo fare)

Redazione
Anche Raffaello copiava, tale quale la Raggi. Ma aveva i modelli giusti.

Quando tutti prendono a calci un fenomeno ributtante, viene quasi spontaneo reagire con un minimo di compassione intellettuale, di fair play. Per noi il fatto che Virginia Raggi, insomma un sindaco a cinque stelle, abbia scopiazzato il suo programma da quello di altri partiti, potrebbe persino risultare rassicurante, da un certo punto di vista. Anche Raffaello copiò dal Perugino e da Michelangelo, che sapevano il fatto loro. E il Senatore Agnelli, quando mandò i dirigenti della Fiat in visita a Detroit, alla Ford, si raccomandò: “Osservate bene ma non vi venga in mente di inventarvi nulla, copiate e basta”.

 

D’altra parte, ci ripetiamo con tono consolatorio, noi italiani siamo antropologicamente levantini, viviamo di espedienti mercuriali. Perciò copiare è una virtù, purché ovviamente si sappia copiare. Ma ecco, qui sta il punto. Che poi ci imbattiamo nelle frasi copiate dal sindaco Raggi. “Roma Capitale è portatrice di una visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista che nella cultura occidentale ha trovato la sua massima espressione”. Tra tutte le cose che si potevano piluccare dagli altri (Melania Trump, gran donna di mondo, ha copiato uno splendido discorso di Michelle Obama del 2008), lo staff della sindaca di Roma ha copiato una frase che sembra uscita dalla fantasia sgangherata di Nino Frassica o di Claudio Lotito (“le diastole non sono dialisi”). Ora, va bene la religione della trasparenza, va bene il Campidoglio aperto, okay per “l’antropocentrismo specista”, va bene tutto. Ma, ecco, ci chiediamo: a che serve avere una casa di vetro “portatrice di una visione” se al di là di quelle limpide pareti biocentriche sgobba in bella vista una schiera di “portavoce del popolo” che non sa nemmeno cosa copiare?