C'è barcone e barcone
Alla conferenza stampa di Ferragosto, il ministro dell’Interno ha voluto rassicurare l’opinione pubblica riguardo alle notizie trapelate sull’eventualità di jihadisti mescolati fra i migranti sui barconi. E ha ribadito, a ragione, il concetto che possiamo contare su un lavoro certosino di prevenzione del terrorismo della nostra intelligence. Tuttavia l’osservazione empirica del Foglio e le perplessità espresse da chi si trova nelle trincee mobili dei porti forniscono indicazioni non sempre così rassicuranti. Sia in Puglia sia recentemente in alcuni porti della Sicilia, da alcuni mesi verificano sbarchi anomali: piccoli gruppi di profughi soprattutto iracheni che approdano sulle coste e cercano di dileguarsi per non essere identificati. Casi sporadici che però destano allarme. Perché si è trattato, in molti casi, di migranti che avevano documenti falsi e smartphone che contenevano propaganda jihadista.
Sebbene fossero sospettati di essere fondamentalisti, alcuni di loro sono stati rilasciati. Probabilmente, seppur liberi, sono monitorati e sorvegliati. “Non siamo a rischio zero, ma la prevenzione funziona”, ha affermato Angelino Alfano. Eppure fino a un anno fa, a sbarcare sulle nostre coste, c’erano solo profughi in fuga dalle guerre o migranti economici. Ora invece stanno arrivando via mare anche dei libici. Alcuni, identificati, hanno un profilo che tradisce un’esperienza sul campo di battaglia. Comprendiamo le esigenze del Viminale, ma avvertimenti di intelligence europee amiche e attacchi terroristici come quello di novembre a Parigi o più recentemente in Germania non consentono di escludere che fra i profughi ci possano essere anche dei mujaheddin.