Tutte le (non) ragioni del No
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dice ancora di aver sbagliato a personalizzare” il referendum e infatti ora – insistono da Palazzo Chigi – sta tentando di spostare la discussione sul contenuto della riforma. Sarà. Certo è che dal fronte opposto non si scherza con la propaganda e la ricerca delle motivazioni più strampalate per votare “no”. “Le riforme costituzionali servono solo ad aprire alla dittatura del mercato. All’impero della finanza. Alle privatizzazioni selvagge”, dice lo scooterista a 5 stelle Alessandro Di Battista. Quindi no contro le banche e il liberismo selvaggio. Il filosofo Diego Fusaro se la prende con l’Europa: “Proprio perché a chiederci di votare sì al referendum costituzionale sono sire Renzi, il sistema bancario e l’Unione europea occorre votare no, senza dubbi, esitazioni e ripensamenti”.
A Renato Brunetta di Forza Italia invece la riforma non dispiace tanto, ma si vota contro il governo, come con le trivelle: “Ci sono tante ragioni per cui capisco la posizione del sì, ma per noi ogni referendum è un’occasione importante per mandare a casa Renzi”. Matteo Salvini vota contro Giorgio Napolitano: “Dopo aver svenduto l’Italia all'Europa lancia la sua campagna a favore del sì al referendum. Un buon motivo per votare no”. Augusto Minzolini vota contro la Merkel: “Il no al referendum è anche un voto contro questa Ue a trazione tedesca che ci ha affamati!”. Salvatore Settis invece vota contro una banca e due statisti defunti: “Il pensiero sotteso alla riforma Renzi-Boschi viene da lontano, molti citano il documento della JP Morgan. In realtà neanche a JP Morgan si deve la primogenitura, tutto questo viene da Margaret Thatcher e da Ronald Reagan”. E si è trattenuto, perché da archeologo sarebbe potuto risalire a Numa Pompilio.