Stefano Parisi (foto LaPresse)

Parisi traccia il solco e Feltri lo difende

Redazione
I micidiali titoli di Libero contro gli oppositori interni. La linea Cav.

Nei giornali di Vittorio Feltri i titoli, per tradizione della ditta, si fanno forti e chiari. E siccome Feltri è un califfo del settore, di solito gli vengono bene. Ieri Libero sparava a tutto maiuscolo in prima pagina: “La rivolta dei falliti”. Occhiello: “Urge rottamazione azzurra”. Sommario: “Un plotone di nominati da Berlusconi trama contro il nuovo leader di Forza Italia, Parisi. Lo accusano di essere anche lui arrivato non per meriti ma per volontà di Silvio. E’ vero, ma almeno lui ha la stoffa”. Poi un editoriale del direttore, lapidario contro i “politici di risulta” che si oppongono, per ragioni di ruolo o di primogenitura, al nuovo corso. La caratteristica di questa recente stagione titolistica di Vittorio Feltri è la costanza della linea e la precisione del mirino. Un paio di settimane fa aveva titolato con un pirotecnico: “Chi attacca Parisi è un pirla”. Sommario: “Per invidia o per paura di essere fatti fuori i dirigenti azzurri fanno a gara a osteggiare l’uomo scelto dal Cav. allo scopo di rilanciare il partito. Ci auguriamo che Stefano tenga duro perché se lo ammazzano poi il funerale sarà collettivo”.

 

Una scelta di campo più esplicita di quella ad esempio del Giornale, dettata a Feltri anche dalla convinzione che non ci siano alternative. Quando arrivò a Libero la primavera scorsa, l’eterno duello con Maurizio Belpietro assunse una coloritura politica. Tutti dissero: al giornale antirenziano, e sensibile ai temi di Salvini, di Belpietro subentrerà il giornale del patto del Nazareno. E in effetti: seppure Feltri a Matteo Renzi non disdegna di tirare cazzotti, da tempo non si vedeva un quotidiano del centrodestra così in linea con il Berlusconi-pensiero. Metà dell’opera.

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