Passeggiate romane
Perso D'Alema, Renzi punta a chi vota FI e M5s
Matteo Renzi si è convinto, studi e sondaggi di diversi istituti alla mano, che la minoranza del Partito democratico incide poco o niente nell’elettorato del Pd per quello che riguarda l’atteggiamento da tenere sul referendum. Per questa ragione non ha nessuna intenzione di fare delle concessioni in materia di riforma elettorale. Non sono loro quelli che il presidente del Consiglio vuole conquistare quando apre a possibili modifiche dell’Italicum. Gli elettori che il premier insegue, infatti, sono quelli del Movimento 5 stelle e di Forza Italia. Sono loro che Renzi vuole portare dalla sua parte e anche per questo ora si dimostra più disponibile del solito a cambiare una legge elettorale che è stata varata solo da poco dal suo governo.
Un discorso a parte riguarda Massimo D’Alema. L’ex ministro degli Esteri scalda ancora i cuori di una parte dell’elettorato del Pd. Ma con lui, come è ovvio, è inutile trattare perché D’Alema ha deciso che quella del referendum sarà la sua grande battaglia contro il presidente del Consiglio. Allora l’unica è attaccarlo con forza e rivelare agli elettori le contraddizioni di questa sua presa di posizione rispetto a quanto pensava in passato. Insomma l’idea è quella di far apparire l’ex titolare della Farnesina come un uomo mosso solo dal rancore nei confronti del premier e non come un politico intimamente e sinceramente convinto delle ragioni del No.
Attaccando a testa bassa Massimo D’Alema il presidente del Consiglio spera di ottenere anche un altro scopo. Quello di schiacciare sempre più su di lui la posizione della minoranza interna per renderlo ancora più ininfluente a livello politico nel Partito democratico.
Ma la vera questione sul fronte del referendum è un’altra: riuscirà il premier a convincere gli italiani ad andare a votare Sì? Già perché mentre i sostenitori del No sono più motivati e si presenteranno tutti alle urne quando sarà il momento, quelli del Sì non sono mossi da identica passione e questo preoccupa non pochi esponenti del Pd, a cominciare, ovviamente, dai renziani della prima ora. I dirigenti del Partito democratico sono convinti che solo se si supererà una certa soglia di affluenza c’è la speranza di vincere. Ma ritengono che comunque quella del Sì sarà inevitabilmente una vittoria di misura. Renzi appare più ottimista dei suoi e continua a dire che con il 50 per cento di elettori che vanno a votare si può vincere ottenendo un consenso del 60 per cento. Ma al Nazareno non si respira lo stesso ottimismo.