C'è un fallimento grillino dietro il ritorno di Grillo
Autoritario e presuntuoso, Grillo si è ripreso il M5s perché si è accorto che le sue truppe non sono in grado di portarlo avanti come lui.
Il Movimento 5 stelle ha ottenuto ragguardevoli esiti elettorali proprio grazie alla capacità del fondatore di aggregare spunti di rabbia e di protesta provenenti da settori disparati e talora divergenti dell’elettorato. Le truppe e gli eletti che lo hanno seguito non sono in grado di ripetere questo schema
Com’era evidente fin dall’inizio, i fatti hanno dimostrato che la monarchia di Beppe Grillo non è e non può essere ereditaria. Il Movimento 5 stelle ha ottenuto ragguardevoli esiti elettorali proprio grazie alla capacità del fondatore di aggregare spunti di rabbia e di protesta provenenti da settori disparati e talora divergenti dell’elettorato. Le truppe e gli eletti che lo hanno seguito non sono in grado di ripetere questo schema, che è basato sul paradosso, gestito abilmente dalla verve del comico genovese.
In questo c’è una certa somiglianza con la vicenda di Silvio Berlusconi, anche lui monarca di un regno anarchico, tenuto insieme, fin che è durato (ed è durato vent’anni), dal suo carisma personale. La differenza tra le due leadership però è altrettanto rilevante della convergenza: Berlusconi ha puntato tutto sulla capacità di federare e includere, mentre la cifra di Grillo è l’esclusivismo e l’autosufficienza polemica nei confronti di tutti gli altri.
Da questo deriva la fobia per le “infiltrazioni”, cioè per le contaminazioni, che erano invece il sale della costruzione berlusconiana. L’effetto più immediato è che l’anarchia e la molteplicità tipiche di un movimento spontaneista e non organizzato vengono governate da un sistema autoritario, basato sul diritto del leader di applicare regole peraltro variabili, con l’unica verifica di una risibile democrazia informatica gestita dalla ditta Casaleggio (che invece, essendo appunto un’impresa, è ereditaria).
L’isolazionismo grillino, peraltro, riflette lo spirito dei tempi, la propensione assai ampia all’autosufficienza presuntuosa, che provoca effetti colossali su scala planetaria. La contestazione della tradizionale caratteristica inclusiva e pattizia delle democrazie si sta rattrappendo in spiriti orgogliosamente e penosamente identitari, che si esprimono a costo di far annullare o confluire le diversità nella personalizzazione, e nella strutturale negazione del dialogo con altri, ai quali si nega la dignità di interlocutori. E qui la distanza da Berlusconi diventa abissale.