La politica della bancarella
Cinque Stelle di governo e sinistra di opposizione, e poi anche la destra al gran completo, quella post fascista e persino quella cosiddetta liberale di Forza Italia, tutti a Roma, tutti insieme, tutti in piazza in difesa dei monopoli dei bancarellari e di quei camion bar cui il sempre rimpianto commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca aveva fatto la guerra, segnale più allarmante del degrado e della subcultura irrispettosa della bellezza storica, architettonica e civile della capitale d’Italia. Ed ecco dunque l’immagine che ci ha consegnato la strana piazza nella quale tutti, alla ricerca di un tozzo di voto nel marasma comunale, si sono riversati a difendere l’indifendibile: ovvero l’idea che il suolo sia una proprietà immobiliare che in nessun modo può essere tolta a chi è stata data temporaneamente in concessione.
Ecco le immagini, ed ecco le foto: Brunetta (“i lavoratori ambulanti sono la mia famiglia”) e Fassina, Gasparri e Di Maio, tutti insieme, tutti contrari alla direttiva europea che sancisce una cosa solo apparentemente ovvia e cioè che gli spazi pubblici debbano essere affidati solo attraverso bandi a tempo limitato non rinnovabili. A Roma gli ambulanti sono fortissimi, ma più che le questioni giudiziarie che riguardano questo mondo il punto è che con gli ambulanti un pezzo di destra sta ripetendo lo stesso errore commesso ai tempi della liberalizzazione dei taxi: pur di ottenere un po’ di consenso, si decide di rinunciare alla propria identità, diventando difensori delle piccole rendite e non del mercato libero. La Bolkestein ha qualche difetto e andrebbe discussa nel merito ma immergersi nella difesa cieca delle corporazioni solo per piccole ragioni clientelari è un altro passo veloce verso il suicido del centrodestra. Pensarci.