Passeggiate romane
Né Speranza né Berlinguer: la minoranza del Pd ha scelto Enrico Letta
Contrariamente a quanto si pensasse, Matteo Renzi parteciperà in prima persona alla campagna referendaria. Il presidente del Consiglio non intende personalizzare lo scontro ma è convinto che “quando scendo in campo io è un’altra cosa”. Il ragionamento è questo: il blocco del no anti Renzi si è ormai consolidato e non si sfalderà certamente perché il premier non scende più in campo. Tutti gli altri, invece, hanno bisogno di una motivazione per recarsi alle urne il 4 dicembre, e per dargliela bisogna fare una campagna elettorale in grande stile. Per questa ragione, il premier ha deciso che nei prossimi due mesi si butterà a corpo morto in questo impegno.
Sempre a proposito di referendum, nei palazzi della politica da una settimana si è sparso il panico. Le dichiarazioni del presidente del Consiglio che si rifiutava di associare il proprio destino all’esito della prova elettorale avevano infatti spinto molti (soprattutto gli alleati centristi della coalizione) a tirare un sospiro di sollievo. I partner di Renzi si erano convinti che il premier ci avesse ripensato e non avesse più intenzione di dimettersi. O meglio, che avesse in animo di rimettere il suo mandato nelle mani di Sergio Mattarella per poi farsi dare un reincarico e prendere una fiducia (scontata) per il bis del suo governo. Ma così non è. Il premier ne parla poco, però i suoi collaboratori più stretti hanno spiegato che Renzi non ha cambiato idea. Se dovesse vincere il no lui darà le dimissioni irrevocabili. Angelino Alfano e soci sono entrati in fibrillazione. Così come gli alleati di Scelta civica. Per non parlare degli esponenti del Partito democratico, tant’è vero che Dario Franceschini ha ripreso a tessere le sue trame. Ma quello che si è urtato in special modo pare sia stato Mattarella. Il presidente della Repubblica è preoccupato di dover gestire un’emergenza di questo tipo e perciò avrebbe voluto che Renzi tornasse sui suoi passi. Il premier non lo ha fatto e questo spiega le ultime, per quanto indirette, frecciate del capo dello stato nei suoi confronti.
Chi invece appare ben contento del fatto che Renzi potrebbe veramente lasciare Palazzo Chigi in caso di sconfitta è Enrico Letta. Si vocifera che l’ex presidente del Consiglio sia tornato ad avere un grande interesse per gli affari italiani, nonostante l’incarico a Parigi, e che chiami spesso e volentieri l’amico Mattarella.
Un ritorno di Enrico Letta a Palazzo Chigi, però, è un fatto da escludersi, almeno al momento. In compenso, la minoranza del Partito democratico, avendo capito che Roberto Speranza è troppo debole e che Bianca Berlinguer prende tempo, è tornata a puntare su Letta. Dopo una serie di conciliaboli più o meno segreti, si sarebbe deciso che sarà lui il competitor di Renzi al congresso, ovviamente nel caso che vinca il no. Altrimenti il premier sarebbe ancora il più forte e la minoranza non sprecherebbe la carta Letta.