Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Dopo Renzi c'è Renzi

Redazione
Dopo Matteo Renzi? Ancora lui, con ogni probabilità, perfino se uscisse sconfitto dal referendum sulle riforme costituzionali, quand’anche l’Europa causidica rigettasse in toto (difficile) o in parte (verosimile) la correzione di bilancio introdotta dal governo al Documento di economia e finanza.

Dopo Matteo Renzi? Ancora lui, con ogni probabilità, perfino se uscisse sconfitto dal referendum sulle riforme costituzionali, quand’anche l’Europa causidica rigettasse in toto (difficile) o in parte (verosimile) la correzione di bilancio introdotta dal governo al Documento di economia e finanza. E’ più che un’impressione. Dall’Ingegnere Carlo De Benedetti al capo della fronda interna al Partito democratico, Pier Luigi Bersani, fino a Silvio Berlusconi: tutti consapevoli che un’alternativa al principato fiorentino non c’è, non ancora per lo meno. E tutti – aggiungiamo – sono in fondo rassicurati dalla prospettiva di combattere Renzi senza la possibilità di rimuoverlo davvero. Il Cav. non ha ancora definito un’offerta politica concorrente sul mercato elettorale, e dunque gli conviene sperare che sia il premier a tornare da lui per mendicare un aiuto parlamentare che potrebbe diventare strategico, nella dialettica europea tra forze sistemiche contrapposte all’onda populista.

 

La minoranza del Pd non ha numeri né nomi credibili su cui puntare. E addirittura Beppe Grillo, di là dalla pasticciata retorica caudillista dei Cinque stelle, conserva un certo interesse a stabilizzare i conflitti interni del proprio movimento nel confortevole recinto dell’opposizione ai partiti di governo. Quanto agli alleati/coltelli europei, dal burocrate in chief Jean-Claude Juncker alla matrigna Angela Merkel (con intendenza francese al seguito), sanno di non poter eccedere in rigidità nei confronti dell’intemperante premier italiano, oggi, pena il rischio di ritrovarselo un domani a braccetto con il Cav. (cucù!) o, peggio, di dover trattare direttamente con Grillo.

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