La mala formazione
“In fondo la svolta della Raggi è dare la gestione dei rifiuti a una donna collegata totalmente a Mafia Capitale, a quelli che c'erano prima. Pensate che avrebbero detto se Muraro fosse del Pd”. E’ usando queste parole che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha pensato di attaccare nel fine settimana Virginia Raggi, sindaco di Roma per il Movimento 5 stelle. “Collegata totalmente a Mafia Capitale”: questo l’atto di accusa che Renzi ha lanciato verso l’assessore capitolino all’Ambiente, Paola Muraro, che oggi ha querelato il premier per diffamazione.
Se non ci fosse stata la grafica del fondale a segnalare che il presidente del Consiglio si trovava a una “scuola di formazione del Pd”, si sarebbe potuto pensare a un’altra location: la festa del Fatto quotidiano diretto da Marco Travaglio, per esempio, o un qualsiasi meet-up grillino. Perché se è vero che “la doppia morale” grillina sulla giustizia e sulla sorte degli indagati “fa ridere i polli”, è ancora più vero che viene da piangere quando il presidente del Consiglio e il segretario del principale partito della sinistra, il Pd, si mette a utilizzare espressioni che sono tipiche dell’armamentario del più becero giustizialismo.
Attaccare politicamente un avversario perché “collegato a Mafia Capitale” vuol dire infatti ricorrere a quello che su queste colonne, da decenni, abbiamo chiamato il linguaggio della menzogna. Tizio è automaticamente sputtanato, compromesso, kaputt, per il solo fatto di essere stato intercettato o fotografato a braccetto o visto a colloquio con il losco Caio. “Spunta”, “legato a”, sono le espressioni più rodate che rendono vana la chiacchiera del tipo “le indagini faranno il loro corso”. Non c’è bisogno di scendere a questo livello, quello della gogna mediatica permanente, caro Renzi, per criticare la conclamata incapacità di governo dei grillini.