Il piagnisteo preventivo sul welfare
Nel 2014 due milioni e 200 mila famiglie italiane, un decimo del totale, pari a 9,5 milioni di persone, dichiararono di non possedere “nulla”: né una casa né un conto corrente e tantomeno un deposito bancario o una carta di credito. Eppure secondo l’Istat 8 famiglie su 10 sono titolari della propria abitazione, senza contare le seconde case, 6,2 milioni, una ogni quattro famiglie. I nullatenenti erano il 70 per cento di quanti avevano richiesto al fisco l’Isee, l’indicatore multiuso per ottenere affitti popolari, sconti sulle rette scolastiche, sui trasporti e altro: in breve la forma di welfare più diffusa in Italia. Affidata però da anni a quel grande classico dell’autocertificazione.
Nel 2015 la percentuale dei “poveri-poveri” è precipitata: al 14 per cento su scala nazionale. Al sud nientemeno che dal 90 al 20 per cento. Tutti più ricchi? Ovviamente tutti forzatamente meno furbi. L’autocertificazione è stata sostituita da un controllo più accurato affidato all’anagrafe tributaria, come per tutti gli altri comuni cittadini; nel modulo Isee sono entrate in percentuale le case, così miracolosamente venute allo scoperto; per i conti correnti si è introdotta la giacenza media annua in luogo di quella del 31 dicembre, visto che molti li svuotavano a San Silvestro. Lo stato, cioè tutti noi, risparmierà alcuni miliardi non dovuti, ci sarà un po’ più di quella equità spesso invocata a sproposito, si ridimensioneranno (almeno si spera) gli scandali degli studenti con l’Isee ma con Porsche nel garage di papà. Ma vi ricordate le rivolte contro il nuovo Isee? Universitari in piazza a Firenze, Catania e Palermo, comitati in collegamento con i talk-show, mobilitazione di costituzionalisti. Nel bilancio del nuovo Isee presentato dal ministero del Lavoro i sussidi non sono certo scomparsi – 4,1 milioni di famiglie pari a 13 milioni di persone li hanno chiesti l’anno scorso – e tutto è migliorabile. C’è chi chiede per esempio un maggiore quoziente familiare, come esiste (per tutti) in Francia, anche per rilanciare la natalità. Va bene, ma non veniteci più a dire che quasi dieci milioni di italiani, specie al sud, “non hanno nulla”; in compenso sono specialisti in graduatorie.