Sulla polemica sul quesito referendario D'Alema si schiera col M5s. Lotti: "E' roso dal risentimento"
Anche Massimo D'Alema si inserisce nella polemica sulla formulazione del quesito referendario, su cui il Movimento 5 stelle ha già presentato un ricorso al Tar. Per D'Alema, il questi così come è formulato oggi, è un tentativo del governo "chiaramente propagandistico". L'ex presidente del Consiglio, dai microfoni di Radio Anch'io su RadioUno Rai, attacca la strategia di comunicazione di palazzo Chigi liquidandola come "imbrogli" che però, confida, "non avranno effetto perché gli italiani sanno decidere da che parte sta la verità". "Non è vero - rileva il presidente della "Fondazione ItalianiEuropei" - che in tutti i referendum il quesito consiste nel titolo della legge in esame: in qualche caso si è detto 'integrazioni, o correzioni della legge numero tal dei tali. Qui si è voluto, evidentemente, dare un'intonazione propagandistisca, ma alla fine non do grande importanza alla questione".
"E' chiaro - insiste - che il governo utilizza tutto il suo potere, in forme più o meno corrette, per cercare di vincere ma io sono fiducioso nei cittadini italiani e nella loro capacità di discernimento. Alla fine - sintetizza D'Alema -
non credo che anche questi impicci, questi imbrogli, avranno effetto sul risultato finale".
Nonostante l'ennesimo attacco al governo, D'Alema ribadisce che non intende "promuovere scissioni" e, allo stesso tempo, rincara la dose contro il premier Matteo Renzi: "E' chiaro che una vittoria del Sì spingerebbe il Pd sempre più a diventare quello che i cronisti definiscono 'il partito di Renzi, e quindi non più il Pd". Dunque, D'Alema prevede che "che nel 'partito di Renzi' milioni di nostri elettori non si sentiranno a casa". "Già abbiamo perso circa tre milioni di voti, una cosa impressionante su cui nessuno mette attenzione ma - avverte - dalle Europee in poi è stato un succedersi di arretramenti, di sconfitte. Ma il problema - rimarca - non riguarda me. Con ogni evidenza, non ho desiderio né propensione a formare partiti, a promuovere scissioni".
Sulle parole di D'Alema è intervenuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti: "Se solo l'ex premier Massimo D'Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall'odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione, potrebbe agevolmente scoprire la realtà. E cioè che ieri il presidente del Consiglio ha inaugurato i lavori contro il dissesto idrogeologico sul Bisagno che nessun governo aveva voluto prima di noi. Neanche i due governi D'Alema". "Si renderebbe conto - prosegue Lotti - che il presidente del Consiglio ieri è stato a Treviso a incontrare aziende, lavoratori, uomini dello sport, lavoratori della scuola, artigiani per rilanciare la crescita del Nord-est attraverso investimenti mirati e il coinvolgimento di tutti. Che il presidente del Consiglio ieri ha incontrato oltre cento sindaci tra Treviso e Genova per parlare di legge di stabilità in particolar modo discutendo di come liberare gli avanzi d'amministrazione per l'edilizia scolastica. Che il presidente del Consiglio ha ascoltato le vittime della mala gestione delle banche venete frutto di una mancata riforma delle popolari che nel 1998 fu preparata da Ciampi e Draghi ma non realizzata dal governo D'Alema. E che è stata realizzata diciassette anni dopo dal governo Renzi. Che stamani il presidente del Consiglio parlerà di industria 4.0, visiterà il Cottolengo, si occuperà di aziende dell'aerospazio".
"Se però D'Alema vuole parlare di risultati del governo - prosegue - potremmo discutere della riforma del mercato del lavoro che lui teorizzò e non realizzò, della riforma delle unioni civili, che lui teorizzò e non realizzò e di molte altre scelte legislative che sicuramente D'Alema avrebbe ben accettato se solo avesse ottenuto una modesta poltrona di consolazione". "Spiace che un autorevole ex leader della sinistra sia così roso dal risentimento. Ma continueremo a ricordare con affetto la stagione dalemiana delle battaglie riformiste rottamate oggi dalla rabbia e dall'invidia", conclude durissimo.