Gianni Cuperlo (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Perché la coppia Renzi-Cuperlo mette in difficoltà i bersaniani

Redazione
La commissione elettorale del Pd pronta a varare un documento per il dopo Italicum. Bersani spiazzato. La richiesta di FI.

La minoranza del Pd è in difficoltà. Teme che alla fine la tanto vituperata commissione istituita da Matteo Renzi per trovare un accordo sulla riforma dell’Italicum arrivi a una soluzione. La preoccupazione della sinistra interna riguarda fondamentalmente due motivi. Il primo è che sia Gianni Cuperlo a prendersi il merito, per quel che riguarda la minoranza del Pd, di un eventuale accordo. Il secondo, invece, è che, di fronte a un possibile compromesso, i bersaniani, che hanno deciso comunque di votare no al referendum costituzionale, appaiano agli occhi dell’elettorato del centrosinistra come quelli che hanno l’unico obiettivo di ostacolare il presidente del Consiglio e non invece quello di migliorare effettivamente l’attuale legge elettorale. Per questa ragione da una settimana circa l’area che fa capo a Pier Luigi Bersani sta mettendo in giro indiscrezioni non certo lusinghiere nei confronti di Cuperlo. Gli esponenti della minoranza, che ha come punto di riferimento l’ex segretario, fanno filtrare ai giornalisti a loro vicini le voci secondo cui Cuperlo sarebbe pronto a un accordo a tutti i costi, anche a rischio di "svendere" alcuni valori per cui la minoranza si è battuta.

 

La paura che prima del referendum la commissione vari un documento è forte tra i bersaniani. Ed è su questa paura che punta il premier per dividere la minoranza. Tra l’altro una fetta dei bersaniani è inquieta perché teme che il loro leader li porti alla sconfitta definitiva. Perciò mentre alcuni parlamentari stanno prendendo le distanze da Bersani (il giovane Lattuca, per esempio, un tempo grande sostenitore dell’ex segretario), altri stanno pensando di fare lo stesso.

 

La commissione elettorale, comunque, finirà i suoi lavori con un documento, ma non andrà oltre. Nessuna proposta da portare in Parlamento prima del referendum, anche se un atto del genere magari avrebbe definitivamente spento le polemiche di una certa sinistra sul referendum. Ma un’operazione di questo tipo, calendario alla mano, è praticamente impossibile. E per due ragioni. Innanzitutto perché Forza Italia, che, al di là dei quotidiani proclami di guerra di Renato Brunetta, sta già trattando in gran segreto con il Pd, ha fatto sapere a Renzi che per quanto riguarda gli azzurri è indispensabile arrivare a un accordo solo dopo il voto del 4 dicembre. Prima, Forza Italia non è in grado di aprire una trattativa alla luce del sole. Ma c’è anche una seconda ragione. All’interno del Pd ci sono ancora molte divisioni all’interno della stessa maggioranza. Sul ballottaggio, che alcuni, come Giorgio Napolitano, vorrebbero eliminare e altri, come i duri e puri del renzismo, vorrebbero invece mantenere. E sul premio di maggioranza: deve andare al partito alla lista, come prevede l’attuale legge elettorale, o piuttosto deve andare alla coalizione? Sono questi i motivi che spingono il presidente del Consiglio a non accelerare, senza contare il fatto che, per ovvi motivi, Renzi, che è convinto di vincere la sfida referendaria, preferisce aprire le danze della trattativa dopo il voto del 4 dicembre.

 

Almeno all’apparenza, la lettera della commissione europea sulla legge di stabilità italiana non sembra preoccupare Matteo Renzi. Secondo il premier si tratta del "solito braccio di ferro" che va in scena "ogni anno". In questa fase poi il premier non ha nessuna intenzione di abbassare la testa con la Ue. Secondo due sondaggi riservati, infatti, l’atteggiamento assunto da Renzi in questo periodo nei confronti dell’Europa è piaciuto molto, anche all’elettorato di centrodestra, e questo è possibile che influenzerà le scelte di una parte dei cittadini al momento del voto referendario.