Alla Leopolda Renzi arringa i suoi, attacca la minoranza e punta a convincere gli indecisi
Alla fine i "sassolini" che Matteo Renzi aveva promesso di togliersi dalle scarpe sono stati dei macigni contro chi, soprattutto nel Partito democratico, continua a sostenere il No al referendum. Ma il discorso di domenica alla Leopolda è servito soprattutto a galvanizzare i suoi in vista del rush finale verso il referendum e a indicare la strada per il dopo.
Non c'entra niente la riforma costituzionale, spiega il segretario del Pd: Bersani e D'Alema "stanno solo cercando di rientrare in partita", dicono No alle riforme perché, "dopo la fine dell'Ulivo, vogliono decretare la fine del Pd": "Non ve lo consentiremo", ha avvertito Renzi. E, ancora: "Vogliono solo difendere i loro privilegi e sanno che il 4 dicembre è la loro ultima occasione per tornare in pista. Non c'è altro, lo hanno capito anche i bambini, ma quale articolo 70...". Un passaggio molto applaudito dalla platea che ha sottolineato ogni colpo inferto alla minoranza con un'ovazione.
La stessa riservata al presidente del Consiglio quando, durante il nubifragio che si è abbattuto su Firenze a pochi minuti dall'inizio dell'intervento di Renzi, la stazione Leopolda è piombata nel buio: "Fuori, fuori...", hanno scandito cercando di convincere Renzi a salire sul palco illuminato solo dalle luci di emergenza. "E' il castigo divino...", ha scherzato lui, che non ha dimenticato la vignetta, definita "riprovevole", di Vauro sul terremoto. Gli affondi nei confronti della minoranza arrivano a poche ore dalla firma di Gianni Cuperlo in calce all'accordo interno sulle modifiche all'Italicum. Il presidente del Consiglio
abbandona ogni prudenza e diplomazia nei confronti dei 'compagni' di partito, consapevole che quella parte è persa alla causa del Sì, così da concentrarsi su una campagna per portare dalla sua parte l'esercito degli indecisi.
Nonostante tutto, i sondaggi non fanno paura: accennandone, Renzi si dice "sicuro di vincere". E, d'altra parte, resta la memoria del 2014, quando il Movimento Cinque Stelle era dato molto più avanti del Pd, ma furono i democratici a vincere le europee con il risultato più netto della storia del centro sinistra: 40,8 per cento. "Credete ai sondaggi o a voi stessi? Io credo in voi", assicura alla platea. "Con il referendum "siamo a un bivio tra cinismo e speranza, tra passato e futuro, tra nostalgia e domani". Per questa ragione, Renzi chiama alla mobilitazione tutto il popolo della Leopolda perché vada "casa per casa, nei ventotto giorni che ci separano dall'appuntamento con le urne". Quello che viviamo, ha aggiunto, "è il tempo dell'odio" e, davanti a questo, occorre scegliere se "questo paese deve essere la Patria del Gattopardo o un laboratorio per il futuro".