Gustosa ammucchiata grillina dal notaio
Lunedì, in una tappa del suo tour contro la riforma costituzionale, Alessandro Di Battista e Roberto Fico, esponenti del fu direttorio del Movimento 5 stelle, erano a Padova, la cittadina veneta la cui giunta guidata dal leghista Bitonci è caduta pochi giorni fa in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali. L’amministrazione comunale si è divisa per questioni interne, dovute sia a questioni locali legate all’operato di Bitonci sia per dinamiche e sommovimenti nazionali interni al centrodestra, che hanno portato diversi consiglieri di maggioranza a firmare davanti a un notaio, insieme alle opposizioni, le dimissioni che hanno portato alla caduta di Bitonci. Una fine per certi versi molto simile a quella di Ignazio Marino a Roma, quando i consiglieri del Pd e quelli di minoranza si sono dimessi in massa ponendo fine alla giunta dem.
Cosa fece il M5s in quell’occasione? I grillini non firmarono le dimissioni, dicendo che Marino doveva essere sfiduciato in Consiglio comunale e che quel modo di fare era antidemocratico, un gioco di potere: “Il Pd invece di discutere in Campidoglio – diceva Dibba – ha preferito allearsi con salviniani, ex fittiani, berlusconiani per andare tutti insieme dal notaio”. E ancora: “Qualcuno ha chiamato i consiglieri pregandoli di dimettersi, cosa gli hanno promesso in cambio?”. La grillina Paola Taverna diceva che quello era “un atteggiamento vigliacco per mandare via un sindaco democraticamente eletto, che meritava un’altra fine”. Così Virginia Raggi: “Si sono dati all’ammucchiata per far cadere Marino. Un comportamento tipico della vecchia politica, condito da giochini che ci disgustano”. Le firme dei consiglieri grillini non erano necessarie, ce n’erano già a sufficienza, ma il M5s ne faceva una questione di principio: non si fanno ammucchiate disgustose e si vota la sfiducia in consiglio comunale. Un anno dopo però, nel caso di Padova, per raggiungere la metà più uno dei consiglieri dimissionari che avrebbero fatto cadere la giunta leghista, erano indispensabili le dimissioni anche dei due consiglieri del M5s. I grillini si sono fiondati dal notaio per unirsi ai consiglieri del Pd, di FI e di varie liste civiche. Stavolta si è trattato di un’ammucchiata gustosa. Potere del moralismo grillino.