M5s e firme false, gli indagati salgono a tredici. Due parlamentari non rispondono ai magistrati
Intanto il deputato regionale Giorgio Ciaccio ha deciso di collaborare con i magistrati facendo i nomi di Riccardo Nuti e Claudia Mannino.
Firme ricopiate, altre contraffatte, un'inchiesta a Palermo e una a Bologna. Sale a tredici il numero degli indagati nel capoluogo siciliano in merito alla vicenda delle firme false presentate dal M5s per le comunali del 2012. I nomi nuovi sono quelli di Pietro Salvino, marito della deputata nazionale Claudia Mannino, quello della parlamentare Giulia Di Vita e di Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo, sentita nei giorni scorsi come persona informata sui fatti ma non indagata. Ricciardi è coinvolto in quanto avrebbe materialmente portato il documento con le firme in tribunale.
Salvino e Mannino, sentiti in procura questa mattina, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno rifiutato di sottoporsi all'esame calligrafico. Anche l'ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti ha preferito non rispondere alle domande dei magistrati. In giornata si terranno anche gli interrogatori dell’avvocato Francesco Menallo, ex militante del M5s, e del cancelliere Giovanni Scarpello, che avrebbe autenticato le firme false. Sabato aveva risposto ai pm l'attivista Alice Pantaleone, che avrebbe negato di essere presente la notte in cui sarebbero state ricopiate centinaia di firme per rimediare a un errore formale.
Intanto il deputato siciliano Giorgio Ciaccio, che una volta appreso di essere sotto inchiesta si era autosospeso, ha deciso di collaborare con i magistrati al pari della collega Claudia La Rocca. Al procuratore aggiunto Dino Petralia e alla pm Claudia Ferrari, Ciaccio avrebbe fatto i nomi di Riccardo Nuti e Claudia Mannino, accusandoli di aver organizzato e realizzato la falsificazione delle firme.