Anche il Wall Street Journal riconosce il vero bipolarismo italiano: Renzi vs Grillo
Per il quotidiano statunitense l'Italia potrebbe essere la prossima fermata nella lunga marcia del populismo globale
Un articolo del Wall Street Journal dal titolo “Italia: prossima fermata nella marcia globale del populismo”, presenta il referendum di domenica prossima come uno scontro tra il governo di Matteo Renzi e il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Per il quotidiano statunitense, una vittoria del No “sarebbe l'ultimo trionfo dei politici antiestablishment in un anno che ha visto la Brexit e Trump alla Casa Bianca, e darebbe una spinta al M5s, che si è opposto alla riforma di Renzi perché non abbastanza radicale”.
Anche sul Foglio di martedì scrivevamo che il referendum è “una specie di ballottaggio tra Matteo Renzi e Beppe Grillo” e “appare come una sfida tra il cambiamento possibile, interpretato dall’attuale maggioranza, e quello illusorio presentato come palingenetico dal Movimento 5 stelle”. Tanto che “il ruolo di altri soggetti che si considerano protagonisti, da Massimo D’Alema a Matteo Salvini, finisce col ridursi a quella di portatori d’acqua, subalterni alla prospettiva indicata, seppure confusamente, dall’ex comico genovese”. Così come il 23 novembre scorso scrivevamo: "Chi è l’avversario di Renzi? Grillo. Se applichiamo la teoria di Carl Schmitt al quadro politico la conclusione è la seguente: il premier ha tanti non-amici, ma un solo vero nemico, il padre-padrone dei Cinque Stelle".
Anche per il Wsj la prospettiva è quella di una partita a due tra queste due forze opposte: “In Europa, come negli Stati Uniti, gli elettori sono arrabbiati con le élite politiche – scrive il quotidiano americano – e frustrati da una crescita lenta. Le elezioni sono fissate l'anno prossimo in Francia, Germania e Paesi Bassi. ‘Il referendum è un parafulmine per le divisioni che sono molto, molto più in profondità nella società’, ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan in un'intervista”.
È proprio il profondo malessere economico ad aver alimentato il Movimento 5 Stelle. Una forza politica che il quotidiano racconta ai lettori americani come fondamentalmente populista e amatoriale, dipinta in poche pennellate dalle parole dello stesso Grillo, usate nell’apertura del pezzo del Wsj: “È la deflagrazione di un’epoca. I veri eroi siamo noi, il mondo appartiene ai disadattati ai falliti. A quelli che osano, agli ostinati, ai barbari. Sono i veri barbari che portano avanti il mondo”.
Per il Wsj, “dopo essere diventato primo ministro nei primi mesi del 2014, Renzi ha sfruttato la sua popolarità iniziale per spingere modifiche legislative che hanno reso più facile per le imprese assumere e licenziare i dipendenti. La revisione, insieme ai 35 miliardi di euro in tagli alle tasse sui salari, ha contribuito a creare 580.000 posti di lavoro. Le richieste di mutuo da parte di italiani neoassunti è salita. Ma le braci della ripresa economica non sono riuscite a prendere fuoco completamente. L'anno scorso, l'economia è cresciuta per la prima volta in quattro anni, ma da allora ha rallentato a passo d'uomo, aprendo la porta a Grillo e al M5s”.