Virginia Raggi (foto LaPresse)

Processo a Raggi

Redazione

Gli imprenditori perdono la pazienza e condannano il sindaco che non c’è

A sei mesi dall’insediamento di Virginia Raggi al comune di Roma ieri, nella Capitale, è andato in scena il primo processo pubblico, non politico, contro il sindaco del Movimento 5 stelle. A mettere insieme i tasselli del disastro romano è stato il vicepresidente dei costruttori italiani, Edoardo Bianchi capo dell’Acer di Roma, che nella sua relazione annuale ha dato voce a quello che sembra essere un disagio sempre più diffuso in quegli ambienti della Capitale che avevano osservato con un filo di ottimismo l’ascesa della grillina alla guida di Roma.

“Il messaggio uscito dalle urne è stato chiaro: progettare la rivoluzione della città, affinché essa diventi moderna, inclusiva, efficiente, accogliente e attrattiva. Purtroppo, alcuni recenti fatti hanno destato forti perplessità in molti e a circa sei mesi dall’insediamento della nuova amministrazione capitolina non siamo riusciti a percepire con chiarezza in che cosa consista la visione immaginata per la Roma futura”. Virginia Raggi, lo sappiamo, ha molti problemi di natura politica e come ha scritto ieri il Foglio dopo il referendum Beppe Grillo troverà probabilmente un’occasione per separare progressivamente il percorso del Movimento da quello del sindaco di Roma.

 

Ma l’appello lanciato ieri dal capo dei costruttori romani, e sottoscritto dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, contiene un messaggio cruciale, che costituisce il vero spartiacque tra una città che si occupa di amministrare l’esistente e una città che prova a immaginare il futuro. Sintesi estrema: la corruzione non si combatte bloccando una città e immergendola nella retorica vuota della legalità. La corruzione si combatte limando la burocrazia e rendendo la città più efficiente. Sei mesi, anche se ti chiami Virginia Raggi, non sono abbastanza per giudicare un’amministrazione comunale ma possono essere sufficienti per intuire che la rivoluzione di Virginia Raggi era immaginaria prima ed è ancora più inesistente oggi. Di tutto Roma aveva bisogno tranne che di un altro sindaco marziano.

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