Questione generazionale e meridionale
Quali sono i No che Renzi non ha nemmeno provato a smuovere
Ciò che appare evidente dalle mappe elettorali è che il Partito democratico è un partito di centro, in senso geografico più che politico. Il Sì ha vinto solo in due regioni rosse come la Toscana e l’Emilia Romagna, ha subìto un ampio distacco al nord che si è ulteriormente allargato al sud. E’ evidente che un ruolo fondamentale l’ha giocato la condizione economica, il No ha dilagato nelle città in cui la disoccupazione è più alta, quindi soprattutto nel meridione. Allo stesso modo e per gli stessi motivi il No ha raggiunto i picchi di consenso tra i giovani, quelli che da oltre un ventennio pagano più di chiunque altro il declino italiano.
Come dice il Censis nel suo ultimo rapporto “sono evidenti gli esiti di un perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha messo ko i millennial”. In vent’anni i giovani hanno perso quote consistenti di reddito e patrimonio, sono sempre più senza lavoro, mentre per gli over 65 è accaduto l’esatto contrario. Dall’inizio della sua avventura politica Matteo Renzi ha cercato, e in parte c’è riuscito, di uscire dai tradizionali recinti sociodemografici della sinistra, ma anche questo governo negli ultimi provvedimenti finanziari ha impegnato notevoli risorse verso quella che è ormai la solita base elettorale del Pd: pensionati e pubblico impiego. I milioni di giovani che hanno votato No andavano corteggiati con riforme economiche radicali. Forse avrebbero reagito da “choosy”, ma era un tentativo da fare.
Tuttavia il dramma di questa generazione ora è un altro: i partiti vincitori del referendum, che si candidano a rappresentarli, propongono di dare ancora più risorse a pensionati e dipendenti pubblici di quante ne abbia date Renzi.
La prossima Commissione