Cercasi patto Renzi-Cav.
Notizia. Alla Camera gran riunione di tutto il centrodestra: “Anche il Mattarellum va bene”
Roma. Martedì sera, a Montecitorio, al termine delle dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo, è andato in scena un film dal finale ancora sospeso, incerto, eppure promettente sui destini del centrodestra sfilacciato e sfasciato dalle mille scissioni che dal 2011 hanno investito e spezzettato l’allora partitone unico, il Pdl, e portato anche al progressivo incrinarsi, tra sospetti e orizzonti non sempre condivisi, dei rapporti tra ciò che rimane di Forza Italia e una Lega che, dopo Umberto Bossi e dopo la breve segreteria di Roberto Maroni, ha cambiato volto, con l’emergere di Matteo Salvini e della sua nuova e sbrigliata grammatica. Ed ecco allora la scena che non si vedeva da tempo: eccoli tutti insieme, in un’unica stanza, i capigruppo del centrodestra frantumato, anche gente che ha ripreso a parlarsi soltanto da pochi giorni: Fabio Rampelli e Ignazio La Russa, Renato Brunetta e Paolo Romani, dunque Fratelli d’Italia e Forza Italia, gli uomini della Lega e gli emissari di Raffaele Fitto, tutti nella stessa stanza con Gaetano Quagliariello e Mario Mauro.
Alcuni sono iscritti al gruppo misto, sono stati rieletti con Mario Monti, poi hanno lasciato… adesso tornano, forse. Insieme? “Siamo ai prolegomeni”, dice Maurizio Gasparri, “abbiamo iniziato ad annusarci: qualche piccolo incontro, qualche telefonata, scambi di idee a livello individuale”. Ed è la riforma della legge elettorale che spinge questa massa un po’ informe a riscoprire rapporti ormai da tempo in frantumi. “Con un sistema elettorale che permette la formazione di maggioranze solide, e con le primarie, il centrodestra unito le elezioni le può vincere”, dice Fitto, che dal 2008 al 2011 fu ministro del quarto governo Berlusconi, e che a maggio del 2015 è uscito da Forza Italia, in polemica fortissima con Silvio Berlusconi. Ma ecco la frase, sonora: “Con un sistema elettorale che permette la formazione di maggioranze solide, e con le primarie, il centrodestra unito può vincere le elezioni”. La legge elettorale, dunque. Ma quale legge? Quale sistema? Il nuovo governo presieduto da Paolo Gentiloni si è messo un po’ di lato sulla questione. Toccherà al Parlamento, alle forze politiche, trovare canali e luoghi istituzionali in cui confrontarsi per individuare un sistema che porti l’Italia alle elezioni. Ed è per questo che martedì è avvenuto il quasi miracolo, questa riunione del centrodestra, a Montecitorio, dopo anni di litigi, e poi ancora di sospetti, intemperanze, foto scattate (a Bologna, con Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini) e presto strappate. “Noi siamo per un modello che abbia un’ampia base proporzionale, ma che sia in grado di dare prospettive di vittoria”, dice Paolo Romani, il capogruppo di Forza Italia, che nel cassetto ha già un legge scritta, un proporzionale corretto, senza doppio turno, ma con sbarramento e premio di maggioranza.
“Noi non abbiamo pregiudizi”, dice Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia. “Anche il proporzionale può andare bene. Non è incompatibile né con le coalizioni, né con lo sbarramento, né con il premio di maggioranza. A noi possono andare bene tutti i sistemi, purché non siano quelli della palude, della melassa primorepubblicana, con i governi che si compongono in Parlamento e non nelle urne”. E anche Fratelli d’Italia chiede però le primarie, lo dice Meloni, e così anche la Lega, con Salvini. Primarie per individuare un candidato premier “e vincere”, dice Fitto, “il tavolo del centrodestra va benissimo è una cosa buona se stiamo discutendo di una legge che tiene insieme una coalizione. Il proporzionale non è una bestemmia, anche il Mattarellum aveva una quota proporzionale. Il punto non è questo. Il punto è avere una legge che dia alla fine un vincitore chiaro delle elezioni”. E allora l’impresa, quella di mettere d’accordo questo mondo esploso, forse non è impossibile. “C’è il Mattarellum”, dice Gasparri. “Io e Romani abbiamo anche depositato una legge che modifica l’Italicum, toglie il ballottaggio e introduce un premio alla coalizione anziché alla lista”. Sembra facile. Sembra già fatta. Ma poi qualcuno aggrotta le sopracciglia: “Ma non è che Berlusconi invece si è messo d’accordo con Renzi e vuole il proporzionale puro?”. E allora ricomincia la giostra dei sospetti e delle malizie. Fidarsi è la cosa più difficile.