L'evasione mentale di Dibba & Co.
Ridurre il peso del Leviatano contrasta la corruzione, dice l’Ibl
"La lotta alla corruzione” is the new “lotta all’evasione”: cioè una pezza tanto vasta quanto evanescente per finanziare programmi di spesa insostenibili. Il cittadino portavoce Alessandro Di Battista ha recentemente evocato il mito secondo cui “la corruzione costa allo stato 60 miliardi di euro l’anno”. Purtroppo, in questa diffusa fola ci sono due errori da matita blu. Il primo è quantitativo: la cifra di 60 miliardi, come il Foglio ha documentato a suo tempo, è del tutto campata in aria e non trova riscontro in alcuno studio.
Il secondo errore è ancora più grave: il costo della corruzione, quale che sia, non è una grandezza contabile all’interno del bilancio dello stato. Se anche la corruzione fosse debellata, non ci sarebbe alcuno scantinato in cui trovare i famigerati 60 miliardi. Infatti la corruzione non è solo appalti gonfiati: si trova anche, e soprattutto, nella conservazione ex lege di posizioni di rendita. Una “leggina” vale più di mille appalti. In questo senso, a fianco alla corruzione propriamente detta, vi sono anche i tanti casi di “cattura” di decisori pubblici. Il vero costo della corruzione, allora, è puntellare lo status quo e impedire la modernizzazione del paese. Volete una seria politica anticorruzione? Allora, come suggerisce l’Istituto Bruno Leoni nell’Indice delle liberalizzazioni 2016, impegnatevi a ridurre l’estensione e l’arbitrio dei poteri pubblici. La corruzione cresce all’ombra dello stato onnipotente. E’ sottilmente ironico che chi più urla contro il malcostume, più chieda allo stato di intervenire nei rapporti privati. Non si può estirpare l’erbaccia della corruzione, se contemporaneamente si concima il terreno sul quale cresce.