Appendino, brava col voucher
Il buon senso del sindaco di Torino prevale sulle manie di Gribbels
Il sindaco di Torino Chiara Appendino ha più volte mostrato un certo buon senso e un minimo di autonomia rispetto alle manie totalitarie del Garante del Movimento 5 stelle. La prima volta si è sottratta al grottesco rito di Gribbels che offriva a teatro come comunione agli adepti grilli essiccati. La seconda volta si è rifiutata – a differenza della collega imbambolata di Roma Virginia Raggi – di sottoscrivere un contratto illegale, antidemocratico e incostituzionale che sottomette le istituzioni e gli eletti alla volontà del Sacro Blog o dei server della Casaleggio Associati (pena una multa da 150 mila euro). Ora Appendino è finita al centro delle polemiche per aver ceduto sui voucher, lo sterco del demonio, che il comune di Torino userà per pagare alcuni giovani mediatori culturali che avranno il compito di affiancare i dipendenti comunali per aiutare i cittadini stranieri che si rivolgono agli sportelli. Un voucher per ogni ora di lavoro: 10 euro lordi, ovvero 7,50 netti.
La decisione ha scatenato l’ira della Cgil, che ne chiede l’abolizione. E ovviamente le accuse di incoerenza, visto che anche il M5s strepita per eliminarli: “I voucher hanno fatto sprofondare verso il basso il lavoro che una volta era tutelato dai contratti”, dice il Sacro Blog, mentre il M5s dice che l’uso dei voucher “grida vendetta”. E’ probabile che sia un classico caso di doppia morale, ma anche un segno di concretezza di un amministratore capace di scendere a compromessi con la realtà, visto che i voucher sono uno strumento per aumentare l’occupabilità, fare progetti d’inclusione e sostenere il reddito. L’alternativa è la disoccupazione o il lavoro nero.