Virginia Raggi (foto LaPresse)

Il tribunale salva Virginia Raggi, respinto il ricorso sul contratto con la Casaleggio associati

Redazione

Rigettata la domanda dell'avvocato Venerando Monello che chiedeva l'ineleggibilità del sindaco. Che esulta: "Tanto rumore per nulla"

Virginia Raggi è salva. Il tribunale di Roma ha infatti respinto il ricorso presentato da Venerando Monello, l'avvocato esperto di diritto amministrativo iscritto al Pd, contro la candidatura del sindaco della Capitale. Al centro della vicenda il contratto privato sottoscritto con la Casaleggio Associati. Un documento che a detta del legale, come sanno bene i lettori del Foglio, presentava diversi profili di incostituzionalità (articolo 3, articolo 51, articolo 67, articolo 97) e che, complice la clausola che prevedeva una penale da 150 mila euro in caso di "tradimento", rendeva di fatto Raggi dipendente di una società privata. Ma il tribunale ha deciso di non esprimersi nel merito del contratto e si è limitato a stabilire che l'elezione del sindaco è legittima.

LEGGI QUI IL TESTO DELL'ORDINANZA

 

Uno dei passaggi più interessanti dell'ordinanza è sicuramente quello in cui si legge che l'avvocato Monello, "in quanto soggetto estraneo al Movimento 5 Stelle e non sottoscrittore dell'accordo, non è portatore di un concreto interesse ad agire, giacché dalla rimozione del vincolo non potrebbe derivare alcun effetto nella sua sfera giuridica". Insomma, se fosse stato un eletto a presentare ricorso i giudici sarebbero dovuti entrare nel merito della domanda di nullità. E quindi si sarebbero dovuti esprimere sul regolamento interno al M5s che, secondo molti osservatori e giuristi, vìola l'articolo 67 della Costituzione che stabilisce il divieto di vincolo di mandato. 

 

 

Intanto Virginia Raggi, con un post sul blog di Beppe Grillo, esulta: "Tanto rumore per nulla. Dopo la batosta elettorale a Roma, il Pd ne subisce un'altra in Tribunale. Il giudice non ha accolto la richiesta con la quale i dem cercavano di ribaltare il risultato delle urne che ha visto il M5S vincere. Speravano di rendere nulla la nostra vittoria, paragonando la stipula del Codice di comportamento del M5s ad un accordo di una associazione segreta. Non sanno più cosa inventare. Il problema è che non riescono ad accettare la sconfitta ed il fatto che stiamo riportando la legalità. Quando abbiamo vinto le elezioni, abbiamo assicurato che avremmo rispettato gli impegni con i cittadini. Questo è lo spirito del M5s. L'impegno l'abbiamo preso con voi e lo rispetteremo sempre".

Nelle scorse settimane, sul Foglio abbiamo seguito e raccontato i dettagli della vicenda, provando a spiegare come dietro al giudizio che pendeva sul contratto di Raggi ci fosse la vera essenza dell’imbroglio grillino: la democrazia diretta come negazione della democrazia.