Michele Emiliano (foto LaPresse)

Michele Emiliano, Nato sbagliato

Redazione

Ripetizioni atlantiste per il governatore e aspirante leader del Pd

Michele Emiliano ha iniziato la scalata al Partito democratico per poi conquistare il governo del paese, è un’aspirazione legittima per un governatore popolare anche fuori dalla propria regione. Per questo motivo nel “faccia a faccia” con Giovanni Minoli, durante il quale ha annunciato l’intenzione di sfidare Matteo Renzi per la leadership del partito, ha illustrato la sua visione del mondo. C’è la connessione sentimentale con il sud, la difesa dei deboli e dei ceti popolari, l’elenco dei buoni risultati da amministratore locale, l’ambientalismo e la lotta ai cambiamenti climatici, la ricostruzione del campo della sinistra fuori dalle vecchie categorie, il fascino per il Movimento 5 stelle (“mi rivedo in loro, potrei fare il leader del M5s”). Ma, parlando da statista, Emiliano ha dovuto spingersi fuori dai confini della Puglia e avventurarsi in territori a lui abbastanza ignoti come la politica estera. Quando Minoli gli chiede un’opinione sul neo presidente americano Donald Trump, che allenta i rapporti con l’Europa e mette in discussione il ruolo e l’esistenza stessa della Nato (“la Nato sembra morta, finita” dice Minoli), Emiliano risponde che potrebbe essere una cosa positiva perché “abbiamo dei trattati di pace, dopo la Seconda guerra mondiale, molto penalizzanti per l’Italia, che potremmo rinegoziare in modo interessante”.

Siamo nella post storia. Con il Trattato di Parigi l’Italia, che era stata sconfitta, perse alcuni territori ma agli altri paesi dell’Asse andò leggermente peggio: la Germania fu occupata e smembrata, sul Giappone vennero sganciate un paio di bombe atomiche e altri paesi finirono sotto l’occupazione comunista. Nel Dopoguerra l’Italia ha ricevuto dagli americani burro e cannoni: una pioggia di miliardi di aiuti attraverso il piano Marshall (il primo beneficiario dopo Regno Unito e Francia, che però la guerra l’avevano vinta), che ha posto le basi del boom economico e, insieme alla difesa militare dell’Alleanza atlantica, garantito sviluppo, pace e democrazia. Ora, a parte l’idiota ondata anti Nato che negli ultimi tempi va tanto di moda tra grillini e leghisti, si può sapere di preciso cosa vuole rinegoziare Emiliano? Vuole indietro l’Istria e Zara? Il Dodecaneso? L’Abissinia? O rivuole l’Albania per unire sotto la stessa corona le due sponde dell’Adriatico?

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