Il Pd pensa alle primarie il 9 aprile. E rispuntano le elezioni anticipate
La Commissione congresso avrebbe individuato la data. Emiliano e Orlando attaccano: non ci sarà discussione. Ma così Renzi può tentare di votare a giugno
Una data definitiva ci sarà domani. La commissione che deve avviare la fase congressuale del Pd è al lavoro. Ma un'indicazione di massima ci sarebbe già: il 9 aprile. Sarebbe quello il giorno migliore per celebrare le primarie con la sfida a tre fra Matteo Renzi, Michele Emiliano e Andrea Orlando.
I motivi sarebbero soprattutto "tecnici". Entro la prima settimana di maggio il segretario deve dare il simbolo per le elezioni amministrative. Normalmente, dalle primarie alla proclamazione passa una decina di giorni. Se la data fosse quella del 23 aprile, si arriverebbe troppo a ridosso della scadenza elettorale (il 3 maggio). Inoltre si tratta di una data vicina al ponte che potrebbe influire sull'affluenza. Da qui la scelta del 9 aprile. Anche se è chiaro che in questo modo si apre una questione politica.
Emiliano e Orlando insorgono già. "Così è impossibile una campagna elettorale degna di questo nome - attacca l'ex governatore della Puglia -. Renzi ha paura di perdere. Ci vogliono tempi normali, io in ogni caso non mollo". Anche il ministro della Giustizia non ci sta: "Se il congresso deve essere una grande occasione di discussione, che contenga addirittura la conferenza programmatica, è il caso di ascoltare il nostro popolo".
Ma al di là delle polemiche interne la vera questione resta il ritorno (se n'era mai andato veramente?) del fantasma del voto anticipato. I tempi sono strettissimi, ma con primarie il 9 aprile si ricomincia a parlare di election day con politiche e amministrative a metà giugno.