Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Applausi per quell'anomalo del Cav.

Redazione

Garantista, europeista, pro moneta unica. Berlusconi va controvento

Imprenditore entrato in politica nel 1994 per disarticolare la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto, Silvio Berlusconi fu subito individuato, da amici e nemici, come un’“anomalia”, termine double-face che stava, sì, a indicare il conflitto d’interessi e la natura anomala – appunto – dell’impresario televisivo che si faceva leader di partito, ma che pure evidenziava (per i simpatizzanti) quella distanza, quella differenza, quella “alterità” antropologica dai tic e dai riflessi condizionati della politica politicante, quel novismo che il Cav. incarnava e avrebbe poi incarnato, con alterni risultati, per i successivi vent’anni.

 

Berlusconi è diverso, dunque anomalo. E lo è ancora oggi, grazie a Dio, nell’Italia degli umori e dei livori giudiziari, dell’immortale cortocircuito tra politica e procure che oggi si gonfia nel ringhio populista che appartiene in misura uguale tanto a Beppe Grillo quanto a Matteo Salvini e rappresenta lo zeitgeist, lo spirito del tempo, un nuovo genere di conformismo abbaiante cui Berlusconi – l’anomalo Berlusconi – non è intenzionato ad abbandonarsi, malgrado sarebbe facile e forse persino conveniente. E allora: “Sul caso Consip non sfiduceremo Luca Lotti”, ha detto domenica al Tempo. “Siamo garantisti sempre”, ha spiegato il Cavaliere in una lunga intervista nella quale ha fatto a pezzi la sindrome forcaiola che pure, nella destra italiana, la destra delle felpacce e dei talk-show rabbiosi, accelera il metabolismo di tanti. E’ anomalo Berlusconi, perché non si fa tirare dal vento: “Uscire dall’Europa e dall’euro? Avrebbe un prezzo altissimo… Uscire dall’euro non è ragionevole”. Applausi per questo anomalo signore che usa ancora il codice della ragionevolezza, in tempi che ragionevoli non sono.