La Xylella è la nemesi del M5s
Fischi e insulti degli agricoltori contro i grillini che li hanno illusi
"Buffone! Vergogna!”. Fa un certo effetto vedere un consigliere del Movimento 5 stelle circondato da agricoltori rabbiosi e sommerso dai fischi mentre cerca di parlare con un megafono sotto la sede della regione. Ma sono gli effetti a medio termine del populismo, è la frustrazione della folla che si ritorce contro chi l’ha aizzata e strumentalizzata. Lui è Cristian Casili, diventato consigliere regionale per il M5s in Puglia sull’onda della ribellione del “popolo degli ulivi” contro il piano anti-Xylella. Loro sono gli agricoltori pugliesi che, a distanza di un paio d’anni stanno pagando le conseguenze dell’epidemia del batterio che sta distruggendo l’olivicoltura salentina e, se non si agisce rapidamente, anche del resto della Puglia.
Casili era in prima linea, a fianco ai “movimenti popolari” che chiamavano in causa presunti complotti internazionali delle multinazionali ogm o in televisione a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro per spiegare che il vero problema del disseccamento degli ulivi era l’agricoltura industriale, insomma un negazionista dell’emergenza Xylella. Il batterio da quarantena veniva descritto come un problema minimo, più come un pretesto per distruggere il paesaggio pugliese attraverso le eradicazioni delle piante contagiate che come un reale pericolo per gli ulivi. I 5 stelle applaudivano all’inchiesta della procura di Lecce (a proposito, che fine ha fatto?) cha indagava i ricercatori e bloccava il piano di emergenza. L’intervento dei pm era ritenuto salvifico e non si dava ascolto alle preoccupazioni della comunità scientifica e delle autorità europee. Era più facile ottenere consensi spacciando false illusioni in una popolazione spaventata. Ora la malattia avanza, secca gli ulivi, distrugge una fetta dell’economia e il mostro populista si rivolta contro chi l’ha alimentato.