Caso Consip, carabiniere accusato di aver falsificato le intercettazioni su Tiziano Renzi
Il militare avrebbe attribuito una frase pronunciata da Italo Bocchino ad Alfredo Romeo. Fosse confermata l'accusa, non ci sarebbero prove di incontri tra il padre dell'ex premier e l'imprenditore attualmente in carcere
Possibile svolta nel caso Consip che vede coinvolti, tra gli altri, Tiziano Renzi (padre dell'ex premier Matteo) e il ministro dello Sport Luca Lotti. Gianpaolo Scarfato, capitano del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri (Noe), che ha condotto è indagato per falso. Secondo l'accusa avrebbe manipolato, da capire se deliberatamente, degli atti. In particolare un'intercettazione che, a questo punto, potrebbe risultare decisiva per il prosieguo dell'inchiesta.
Al centro di tutto una frase: “Renzi, l'ultima volta che l'ho incontrato”. Il Renzi in questione sarebbe Tiziano e, secondo Scarfato, le parole sarebbero state pronunciate da Alfredo Romeo, l'imprenditore attualmente in prigione per corruzione. In realtà l'analisi dei nastri disposta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha dimostrato che a pronunciare la frase è stato l'ex parlamentare Italo Bocchino. Non solo ma sia “nel sunto a firma del vicebrigadiere Remo Reale, sia nella trascrizione a firma del maresciallo capo Americo Pascucci, presenti nel brogliaccio informatico”, sottolinea la procura, si attribuisce la frase proprio all'ex parlamentare di An. Perché quindi Scarfato ha scritto altro? Proprio quella conversazione veniva indicata dal Noe come prova di un incontro fra Tiziano Renzi e Romeo. Prova che, a questo punto, verrebbe meno.
L'articolo Era stato il Fatto Quotidiano, lo scorso 6 marzo, a parlare dell'intercettazione. “Il Noe scrive che Romeo mentre è intercettato dice chiaramente che ha incontrato Tiziano Renzi, padre dell’ex premier - si legge nell'articolo -. La conversazione è del 6 dicembre 2016 e l’incontro – se esiste – non si sa quando sia avvenuto. Romeo ne parla con un amico il giorno dopo la perquisizione nei suoi uffici. La Procura di Napoli con mossa astuta consegna a Romeo un decreto nel quale c’è scritto che lo ha intercettato con un virus spia fino a febbraio e intanto lo ascolta con la microspia in ufficio. Il 6 dicembre in via della Pallacorda va in scena esattamente il film ipotizzato dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano che ascoltano quanto segue: 'Romeo cerca di ricostruire i giorni in cui sono stati intercettati e di ricordare di cosa abbiano discusso'. Poi Romeo afferma '…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato'. Secondo il Noe 'questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si siano incontrati'”.
L'interrogatorio e le altre accuse Oggi Scafarto è stato ascoltato dal sostituto procuratore Mario Palazzi ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. La procura gli contesta anche di aver detto il falso sulla presenza di uomini dei servizi segreti nel momento in cui i carabinieri stavano recuperando i pizzini di Romeo. I militari, infatti, avevano già verificato che l'uomo “misterioso” presente sulla scena era in realtà un residenze della zona. Ma di tutto questo non si parla nell'informativa.
Insomma le false informazioni fornite da Scafarto avrebbero depistato l'indagine. Era stata la stessa procura di Roma, all'inizio di marzo a revocare la delega di indagini su Consip al Noe dei carabinieri, a causa delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto sia verso gli indagati, sia nei confronti degli organi di informazione”.
L'avvocato di Renzi Raggiunto dall'Adnkronos Federico Bagattini, avvocato di Tiziano Renzi, commenta la svolta: “Un altro apparente indizio se ne va. L'auspicio che alla fine delle indagini si pervenga a una archiviazione è ancora più convinto e concreto. È una notizia positiva mi dispiace per il capitano del Noe ma se c'è un falso è normale che ognuno risponda di quello che poi risulterà aver fatto”.
La versione di Bocchino Sulla vicenda interviene anche l'ex deputato di An, Italo Bocchini. “In riferimento a quanto riportato da organi di stampa - spiega in una nota - ho il dovere di precisare che non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi. La frase che sarebbe stata pronunciata da me ed attribuita ad Alfredo Romeo, si riferiva presumibilmente all'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi e a valutazioni politiche del tutto estranee ai fatti dell'inchiesta”.
“Ho incontrato Matteo Renzi sempre e solo durante il mio mandato parlamentare - prosegue Bocchino -, in occasione di dibattiti televisivi dove eravamo ospiti e, una volta, il 23 dicembre del 2011, al concerto di Abbado per l'inaugurazione del nuovo Maggio musicale fiorentino, dove avemmo occasione di scambiare normali convenevoli. Un contesto assolutamente
lineare che fortunatamente sta emergendo in tutta la sua chiarezza”.