L'autosospensione del M5s
Il caso delle “firme false” di Palermo mostra la vera natura del grillismo
Erano partiti autoconvocati e sono finiti autosospesi. I grillini accerchiavano il Palazzo “Arrendetevi, siete circondati” perché i cittadini dovevano fare politica al posto dei politici in nome dell’onestà, poi quando sono entrati in Parlamento si sono sospesi da politici in nome delle loro stesse regole. “Mi autosospendo dal gruppo parlamentare 5 stelle fino al termine della mia sospensione dal Movimento”, hanno dichiarato gli onorevoli Riccardo Nuti e Giulia Di Vita dopo la richiesta di rinvio a giudizio per il caso “firme false” a Palermo (con loro è indagata anche Claudia Mannino, che è sospesa, ma non autosospesa). Ma che significa? Quando si è scoperto che i tre erano indagati, Beppe Grillo ha chiesto loro di autosospendersi per tutelare l’immagine del M5s.
I tre non si sono autosospesi e sono per questo stati sospesi da Beppe Grillo, perché non autosospendendosi per tutelare l’immagine del M5s hanno leso l’immagine del M5s. Ma la sospensione dal partito M5s non valeva per il gruppo parlamentare M5s, in cui i sospesi lavoravano fianco a fianco ai non sospesi. Cos’è successo adesso? Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, il garante Beppe ha ordinato ai capigruppo del M5s sul Sacro blog, in seguito a dichiarazioni dei sospesi contrarie ai princìpi del M5s, di far votare la sospensione dei sospesi anche dal gruppo parlamentare. A questo punto i sospesi Nuti e Di Vita, per evitare il voto sulla sospensione, si sono anche autosospesi (“fino al termine della sospensione”). I mercati e i cittadini si sentiranno rassicurati quando lo staff di Beppe Grillo gestirà la sospensione dell’Italia dall’euro.