Da Brunetta e Emiliano tutti “sognano” Macron
Il capogruppo di Forza Italia alla Camera: “È come me, un socialista che ha lasciato la sinistra per collocarsi al centro”. Il ministro Fedeli: “Mi somiglia”
Il primo a prendere posto sul carro del (possibile) vincitore è stato, ovviamente, Matteo Renzi. Che non ha mai nascosto la propria simpatia per Emmanuel Macron, anche giocando un po' sulle somiglianze tra sé e il candidato francese. “La vittoria di Macron al ballottaggio francese – ha commentato l'ex premier – potrebbe dare molta forza a chi vuole cambiare l'Europa”. Parole che hanno scatenato i suoi oppositori, velocissimi a ricordargli che lui, in realtà, sarebbe l'omologo di Benoît Hamon, sprofondato con il Partito socialista sotto il 7 per cento.
Un attacco che, però, non sembra tenere conto di alcuni fattori. Buona parte dell'establishment socialista francese (a cominciare dall'ex premier Manuel Valls) al primo turno si è schierata con Macron. E comunque il leader di En Marche! è così difficile da “etichettare” che nella provincialissima Italia un po' tutti possono provare a tirarlo dalla propria parte. Così non stupisce, ad esempio, che il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, commenti entusiasta: “È un socialista che ha lasciato la sinistra per collocarsi al centro con grande intelligenza, è un lib-lab come lo sono io e come noi dice sì all'Europa, ma non a questa”.
Peccato che, qualche ora dopo, anche il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, noti somiglianze tra sé e il candidato francese: “Mi somiglia di più. Fossi lì non avrei dubbi per chi votare al ballottaggio. In fondo la mia scelta, nel 2007, di appartenere ad un'innovazione del centrosinistra in Italia può anche essere vista in positivo rispetto a quello che sta accadendo in Francia“.
C'è poi Michele Emiliano che, come se Macron possa ascoltare i suoi consigli, si lancia in un'elaborata analisi del voto: “Deve costruire adesso una coalizione che tenga al suo interno la sinistra francese senza commettere l'errore del Pd italiano gestione Renzi di pensare di potere sostituire Forza Italia spogliandola del suo elettorato, abbandonando all'area del non voto o peggio al M5s, gli elettori della sinistra rimasti senza un riferimento”. E ancora: “Da segretario del Pd mi piacerebbe lavorare con Macron alla costruzione degli Stati Uniti di Europa”.
E se il leader di Mdp, Roberto Speranza, auspica “la vittoria di Macron al secondo turno” per evitare il successo della Le Pen, il candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli (ex Pd oggi sostenuto dal centrodestra), non ha dubbi: “A Palermo, come in Francia, stiamo portando avanti un modello che supera gli schemi tradizionali di destra e sinistra”. Tradotto un po' grossolanamente: il Macron italiano sono io.
Anche per il governatore azzurro Giovanni Toti dalla Francia arriva una grande lezione. Ma per il centrodestra: “Da noi lo spazio alla 'Macron' è più a destra che a sinistra”. Mentre il M5s, mantiene la solita equidistanza che lo contraddistingue quando non sa che scelte fare. “Noi abbiamo veramente poco in comune col programma di Macron e Le Pen”, spiega Manlio De Stefano. Ciò nonostante, aggiunge, “chiunque vinca sarà un interlocutore del M5s per il futuro dell'Unione europea”.
E forse le parole migliori per commentare questa gara a chi è più Macron sono quelle, postate su Twitter, dal ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.
Risultato Macron fondamentale per tenuta UE. La gara italica a chi è più Macron è sintomo di debolezza e provincialismo.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 24 aprile 2017