Berlusconi boccia il patto del Nazareno bis
Il leader di Forza Italia: “Non ci sono le condizioni per un accordo con il Pd in funzione difensiva contro Grillo”. E assicura: “Con o senza la sentenza di Strasburgo sarò in prima linea”
Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Anzi, a prescindere dalla sentenza di Strasburgo, sarà “in prima linea. Con o senza il nome sulla scheda”. Il leader di Forza Italia lo dice in una lunga intervista a Panorama che sarà in edicola domani. Un'intervista in cui spazia dall'Italia alla Francia passando per la Rai, il futuro del centrodestra, il rapporto con Matteo Renzi e la necessità di fare i conti con la crescita continua del M5s.
L'ex premier esclude che ci possa essere un nuovo patto del Nazareno. Un'intesa con il Pd per fermare Beppe Grillo. “Non vedo le condizioni perché si possa riproporre oggi - spiega -. Non esiste un accordo con il Pd in funzione difensiva contro il partito di Grillo. Noi puntiamo a vincere con le nostre idee e i nostri progetti. Se i partiti si illudessero di chiudere la strada a Grillo con accordi di potere, avrebbero sbagliato totalmente strada. Paradossalmente sarebbe il miglior regalo a Grillo, la dimostrazione che le sue fantasiose e talora farneticanti teorie hanno un minimo di fondamento”.
Per battere Grillo, al contrario, serve “una proposta politica di qualità affidata a persone credibili. Si batte Grillo inchiodandolo alle sue contraddizioni, ai suoi esasperati tatticismi. Come chiunque non abbia un’idea propria davvero radicata, lui può sposare con disinvoltura le posizioni più contraddittorie”.
In ogni caso Berlusconi si dice preoccupato del clima che si respira oggi in Italia: “La metà degli italiani non va più a votare. Chi vota Grillo esprime, sia pure in modo non razionale, una protesta contro l’establishment e quindi una volontà di cambiamento. chi non vota è rassegnato”.
Poi un pensiero sul governo Gentiloni (“stimo Paolo Gentiloni, ma noi siamo all’opposizione”) e sul ritorno alle urne: “Dobbiamo andare ad elezioni al più presto. E dobbiamo mettere gli elettori in condizione di votare per scegliere da chi essere governati, senza condannare il Paese all’ingovernabilità per effetto di una legge elettorale contraddittoria”.
Lui comunque, qualsiasi cosa accada, ci sarà: “Rivendico, con tutte le mie forze, che mi venga restituita un’onorabilità infangata da una sentenza assurda. Sono stato e sono una persona perbene e ho il diritto di esigere che che la mia onestà venga riconosciuta, se non dall’Italia, dall’Europa, dove siedono giudici che non prendono ordini da nessuno. Giungere alle elezioni senza che Strasburgo abbia fatto chiarezza sarebbe oggettivamente grave. Non solo per me, ma per la democrazia italiana”.
E conclude: “Il mio senso di responsabilità verso il Paese che amo mi impone di restare in campo per non consentire alle forze improvvisate e incapaci, pauperiste e giustiziaste, di vincere le elezioni e di conquistare il potere”.
Berlusconi parla anche delle elezioni francese e degli insegnamenti che da Parigi arrivano per il centrodestra italiano che ha “chance di vincere solo se è unito”. Per questo loda, citandoli, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giovanni Toti e Stefano Parisi. Anche se sulle primarie avanza più di un dubbio: “Non capisco perché il centrodestra dovrebbe imitare questo metodo che appassiona sempre meno italiani. Un candidato premier si sceglie facendo sintesi delle idee, dei valori e dei programmi del centrodestra e vedendo chi è meglio in grado di rappresentarli. Non attraverso una grossolana conta. In ogni caso, fino a quando la materia non fosse eventualmente imposta e regolata per legge, il problema per Forza Italia non si pone”.
Il leader azzurro torna anche sul tema delle “cene eleganti” (“una storia brutta che ha fatto male a me, alla mia famiglia, a chi mi vuole bene, a tanti miei amici colpevoli solo di aver pranzato a casa del presidente del Consiglio e che ha rovinato lai vita a tante ragazze”) e rilancia l’idea del “reddito di inclusione” per affrontare l’emergenza povertà. E mentre accusa il Pd si essere stato molto ambiguo sulla legge sulla legittima difesa, boccia il testo sul fine vita: “Io credo che lo sforzo che lo Stato dovrebbe compiere sia quello di aiutare a vivere, non di aiutare a morire”.
L’ultimo tema è quello della Rai e, in particolare, delle dichiarazioni rilasciate da Fabio Fazio: “È un professionista della televisione, con il quale spesso non sono d’accordo, ma che conosce e sa usare lo strumento televisivo. Nessuna azienda si priverebbe di un protagonista come lui, il cui costo - in un sistema di mercato - è ampiamente coperto dal ritorno che dà in termini di audience. Voglio aggiungere che Fazio, a differenza di altri, ha le sue idee e non le nasconde, ma è un professionista corretto”.