E in Parlamento nasce il partito del non voto
Alfano contro l'ipotesi di elezioni anticipate in autunno. Gli orlandiani del Pd: “È un salto nel buio”. Padoan: “Un ciclo elettorale bloccherebbe le riforme”. Ma Gentiloni assicura: “Il governo manterrà gli impegni”
L'accordo sulla legge elettorale sembra ormai ad un passo. E con esso la fine della legislatura e il ritorno alle urne. Beppe Grillo ha indicato il 10 settembre come data ideale per le elezioni anticipate. Una data più probabile, su cui potrebbero convergere Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, è il 24 settembre. Un'analisi di Citigroup di qualche giorno fa parlava del 22 ottobre o del 12 novembre. In ogni caso la legislatura sembra essere ormai arrivata alla sua fase finale.
Anche se, mentre il partito del voto lavora in vista della campagna elettorale, all'interno dei partiti e della maggioranza sta lentamente nascendo il partito del “non voto”. Tra i primi a lanciare l'allarme il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, intervenendo ad un convegno sul futuro dell'Europa organizzato dall'Arel, parla apertamente del timore che elezioni anticipate possano bloccare il processo riformatore avviato in Italia. “Sotto ciclo elettorale - spiega -, in Italia ma anche negli altri Paesi, è molto difficile fare dei cambiamenti”.
Più “rassicurante” il premier Paolo Gentiloni che per ora si limita a ricordare che “quando il governo si è presentato alle Camere per la fiducia ho detto molto chiaramente due cose: il governo si augurava un'intesa tra le forze politiche sulle regole del voto ma non avrebbe svolto un ruolo da protagonista”. “La seconda - prosegue - è che il governo sarebbe stato nella pienezza dei suoi poteri avendo la fiducia del Parlamento. Oggi confermo queste due cose. Guardo con attenzione al lavoro sulla legge elettorale ma il governo è nella pienezza dei suoi poteri, ha impegni in corso che intende mantenere”.
Alfano contro tutti. Ma nella maggioranza sono in molti ad essere preoccupati per ciò che potrebbe accadere. Tra questi il leader di Alleanza Popolare, Angelino Alfano (che contesta anche lo sbarramento al 5% previsto dall'attuale riforma del sistema di voto). “Chiunque voterà la legge elettorale - sottolinea -, sa che voterà lo scioglimento delle Camere. Noi siamo anche pronti a
prendere in considerazione questa legge ma non come oggetto di mercanzia per portare il paese alle urne in piena legge di stabilità”.
E se nel Pd la vicepresidente del gruppo a Montecitorio, Silvia Fregolent, parla di “allarmi ingiustificati”, Valentina Castaldini, portavoce nazionale di Alternativa Popolare, replica: “L'allarme lanciato dal ministro Alfano sul rischio di elezioni anticipate se non vengono messi in sicurezza i conti pubblici è confermato dall'andamento dei mercati. Ieri, infatti,
la Borsa di Milano ha perso il 2% nonostante fosse una giornata tranquilla sugli altri mercati. Se il Pd e la deputata Fregolent vogliono far finta di non vedere perché hanno fretta di votare per cavalcare l'onda del populismo facciano pure. Noi siamo e saremo sempre responsabili e teniamo più ai cittadini italiani”.
La rivolta degli orlandiani. Intanto 31 senatori vicini al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, hanno firmato un documento contro le elezioni anticipate. “Puntare ad elezioni in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l'esercizio provvisorio di bilancio che alimenterebbe spinte ad attacchi di speculazione finanziaria, colpendo finanze
pubbliche, imprese e cittadini - scrivono -, significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio”.
I senatori criticano anche la scelta del proporzionale e, in vista della Direzione che si riunirà tra poco (prima ci sarà l'incontro tra Forza Italia e Democratici) chiedono che “prima di assumere sulla legge elettorale decisioni impegnative per tutti, si ascolti le valutazioni dei gruppi Pd di Camera e Senato”.