L'armata contro il patto costituente
Le ragioni che si nascondono dietro l’ostruzionismo dei padri nobili del centrosinistra alla legge elettorale
I padri nobili del centrosinistra si scatenano contro l’accordo tra i quattro partiti che stanno varando una nuova legge elettorale, viatico necessario per tornare alle urne. Pare che la questione della data del voto sia un punto cruciale. Siccome è evidente che non è così e le vecchie glorie del pantheon democratico lo sanno benissimo, può essere utile cercare di capire quali siano le reali motivazioni di questo tentativo di ostruzione.
Quello che si sta costruendo è un embrionale patto costituzionale tra forze diverse e antagonistiche. Aprendo a un accordo con Silvio Berlusconi, Matteo Renzi ha stanato Beppe Grillo inducendolo, o costringendolo, a entrare nella logica della trattativa con le altre forze parlamentari per la prima volta. È proprio la possibilità di un’intesa larga sulle regole, che nella prossima legislatura potrebbe consolidarsi ed estendersi agli aspetti più critici del sistema istituzionale, che segna una svolta che non piace.
I quattro leader, come li chiama con un tono un po’ sprezzante Napolitano, sono persone assai diverse per temperamento, età, orientamento politico, stile personale. Nessuno di loro siede in Parlamento. Un indizio della natura profonda dell’opposizione all’accordo a quattro si può trovare in una locuzione un po’ strana utilizzata da Napolitano: quell’accordo sarebbe “extracostituzionale”. Che cosa vuol dire? Non contrario alla lettera e alle norme della Costituzione, altrimenti avrebbe detto anticostituzionale, ma diverso dall’interpretazione che la vecchia guardia dà dello “spirito” della Costituzione. In realtà anche il patto costituzionale fu stipulato tra forze diverse e persino opposte, ma col tempo l’invenzione demitiana dell’arco costituzionale tese a trasformare quell’intesa istituzionale in un specie di piattaforma politica consociativa. Costruire adesso un nuovo patto con soggetti, da Forza Italia alla Lega al Movimento 5 stelle, che di quell’antico arco costituzionale non furono protagonisti, escludendo le formazioni minori e minoritarie che invece a essi si richiamano, si tratti di postcomunisti o di postdemocristiani, sembra una violazione di un patto non scritto, che ormai però dovrebbe avere solo un valore storico, non certo politico.