Provaci ancora Giuliano
Pisapia è prigioniero della trappola dalemiana. Ha la forza politica di liberarsi?
Giuliano Pisapia ha risposto con un tono interlocutorio camuffato da fermezza all’offerta di Matteo Renzi che, convinto che si andrà a votare con le norme derivate dal copia-e-incolla della Consulta, gli ha proposto un accordo per le liste del Senato, dove lo sbarramento dell’8 per cento sembra irraggiungibile per le formazioni a sinistra del Pd. Pisapia, in realtà, è interessato a mantenere aperto un canale con il Partito di Renzi, anche perché solo questo aspetto lo differenzia dagli scissionisti. Però teme che nella strategia renziana per lui ci sia solo uno spazio da “indipendente di sinistra”, il che contrasta con la sua ambizione di promuovere un “campo progressista”. Così dopo aver lanciato una proposta apparentemente provocatoria di primarie del centrosinistra tra lui e Renzi, nella pratica si limita a porre la pregiudiziale di un’esclusione di accordi (comunque impossibili prima delle elezioni) con Silvio Berlusconi. Pisapia sa che non si può cancellare il percorso congressuale del Pd e la scissione che lo ha preceduto, ma vorrebbe imporre a Renzi una procedura, mentre Renzi cerca di attenuare le tensioni interne al gruppo parlamentare Pd. Quinto leader non parlamentare, pure Pisapia ha problemi a confrontarsi con i gruppi, lontani dalla sua sensibilità garantista. Prigioniero della trappola dalemiana, guarda fuori dalla cella con nostalgia e rimpianto, ma non sembra abbia la forza politica di liberarsi.