Amministrative? Benino, perdono loro
Per Renzi l’importante è che si è sgonfiato l’asse grillini-scissionisti. E ora in Sicilia (con Grasso?)
Matteo Renzi non è insoddisfatto del risultato elettorale anche se sa bene che nel secondo turno i candidati del Pd che usciranno vincenti dai ballottaggi non saranno molti: “I dati non sono affatto male sul serio”, ha ripetuto ai suoi anche lontano dalle telecamere. Il segretario si prepara già alle critiche che gli verranno rivolte, tra due domeniche, soprattutto all’interno del suo stesso partito. Ma, come ha spiegato lui stesso ai fedelissimi, nel lunedì post amministrative, intanto un primo obiettivo è stato raggiunto: grazie al fatto che i grillini sono andati malissimo abbiamo spezzato l’asse tra loro, i nostri scissionisti e la nostra minoranza, adesso hanno minori margini per metterci in difficoltà. Ma c’è anche un’altra ragione che suggerisce a Renzi di prendere positivamente questa prima tornata elettorale. Infatti, la constatazione che il centrodestra in fondo non è morto non viene giudicata negativamente. Tutt’altro, perché così vengono fermati i voti di quello schieramento in uscita verso il Movimento cinque stelle.
Ma il risultato elettorale, secondo il segretario del Partito democratico non spinge verso una nuova riforma elettorale. Su questo punto lunedì Renzi, in tutti i suoi colloqui con i maggiorenti del partito, è stato molto cauto: perché dovremmo rimettere mano alla riforma elettorale? E’ stata questa la domanda che ha rivolto a tutti quelli che gli suggerivano di cambiare terreno di gioco e di puntare a introdurre il premio di coalizione per allargare il campo del centrosinistra. Certo, il leader del Pd non ha ancora preso una decisione definitiva in proposito, ma al momento non sembra intenzionato a smuovere lui le acque. Anche perché, a suo giudizio, il premio di coalizione costringerebbe il Pd ad allearsi non solo con Pisapia ma anche con gli scissionisti di Bersani e D’Alema e questo è un passo che Renzi non intende compiere. Non tanto perché gli bruci ancora la ferita della scissione o perché i rapporti, anche personali, con la maggior parte dei transfughi si siano deteriorati: ma perché è convinto che un’alleanza di questo genere minerebbe la sua leadership in un gioco al logoramento portato avanti all’interno dalla minoranza di Andrea Orlando, e all’esterno dai bersaniani.
Peraltro, come è solito ricordare ironicamente in questi giorni Renzi, la rottura del patto sulla riforma elettorale, provocando l’allontanamento delle elezioni ha reso “tutti più tranquilli”. Ma se elezioni anticipate non saranno, come pure il segretario del Pd voleva, allora significa che Renzi deve giocarsi molto sulla legge di stabilità e infatti ha già dato mandato a Tommaso Nannicini di occuparsene. “Questo è un fronte sul quale non possiamo permetterci nemmeno il minimo errore”, ha spiegato il leader del Pd. Su un fronte, invece, il segretario del Pd non ha intenzione alcuna di restare fermo: su quello del prossimo appuntamento elettorale, in autunno, in Sicilia. Al Nazareno esaminando i dati elettorali hanno notato come il Movimento cinque stelle abbia rallentato la sua rincorsa al sud. E intendono sfruttare questa situazione e scongiurare quello che secondo molti osservatori sembra un esito scontato: il successo dei grillino nell’isola.
E per riuscire in questo intento il Partito democratico ha preso in considerazione l’ipotesi di candidare Piero Grasso in Sicilia. E’ vero che i rapporti tra l’attuale presidente del Senato e l’ex premier sono ridotti ormai ai minimi termini, ma al Nazareno si ritiene che Grasso potrebbe riuscire a vincere la disfida con i grillini. Tanto più che il Movimento cinque stelle nelle elezioni di Palermo non ha fatto sicuramente faville. Grasso finora non si è espresso su questa ipotesi, ma c’è chi ritiene che, lusingato a dovere, ben sapendo che nella prossima legislatura non presiederà nessun ramo del Parlamento, possa accettare un offerta di questo genere.