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La ricetta di Delrio per evitare il rischio di una "nuova Unione"

Redazione

"Il perno dell’alleanza deve essere un partito robusto con una proposta chiarissima che è basata come tutti i partiti socialdemocratici sulla parola lavoro", ha detto il ministro intervistato dal direttore Claudio Cerasa

Che cos’è l’Italia a due velocità? Venerdì 16 giugno, a Milano, al Teatro Franco Parenti, il Foglio ha organizzato un dibattito per mettere fuoco le principali debolezze del sistema economico italiano e provare a capire su quali temi dovrebbe scommettere la politica per omogeneizzare l’Italia che riesce a essere produttiva e l’Italia che invece non riesce a esserlo.

Ecco cosa ha detto il ministro dei Trasporti Graziano Delrio alla domanda del direttore Claudio Cerasa a proposito di un possibile ritorno di una coalizione in stile Ulivo o Unione.

  


 

Cerasa: “Ministro Delrio, è sicuro che per combattere l’Italia a due velocità, per il Pd, la formula giusta sia quella di ritornare ai fasti non proprio gloriosi dell’Ulivo e dell’Unione?”.

Delrio: “Io penso che valga la pena scommettere su grandi forze, ben radicate, di tradizione. E’ necessario non annacquare la propria proposta riformista, non essere ambigui nel dire che quando le liberalizzazioni sono al servizio dei cittadini e si difende il lavoratore c’è un passo in avanti. Prendiamo un esempio: il Jobs Act è stato discusso molto e criticato molto alla nostra sinistra, ma chi l’ha criticato ha ignorato la grandissima operazione di protezione sociale e estensione dei diritti che quasi tutti i commentatori neutri riconoscono come tale. Bisogna quindi avere la determinazione di fare le cose che si ritengono giuste e anche necessarie per i propri cittadini. Detto questo, rimane il fatto che difficilmente esiste un’autosufficienza di un partito in Italia e non solo in Italia. Non bisogna avere paura del dialogo con gli altri: se il Pd diventa perno aggregante di varie sensibilità non perde la sua identità, la perderebbe secondo me di più con alleanze post elettorali. Decidere prima cosa fare insieme e decidere con chi farlo è meglio che deciderlo dopo: il Pd è a favore di una scelta moderatamente maggioritaria anche per questo motivo. E’ giusto porre delle soglie, è giusto discutere sul sistema elettorale perché serve alla stabilità del paese. Il centro sinistra governa in città come Milano con un’alleanza larga, ma questo non significa che non si riesca a fare scelte che spostano in avanti l’asticella riformista. La nostra determinazione deve rimanere l’essere il perno dell’alleanza e essere un partito robusto con una proposta chiarissima che è basata come tutti i partiti socialdemocratici sulla parola lavoro: la creazione di posti di lavoro. ‘L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro’ vuol dire che è fondata sulla fatica, sul lavoro, perché solo lavorare ti consente di avere relazioni sociali e partecipare alla comunità. In questo c’è qualcosa di più del denaro. Per esempio la proposta del reddito di cittadinanza è lontana da noi mille miglia; rispetto a quello che propongono i 5 stelle per noi c’è un problema anche culturale, filosofico, costituzionale che porta in un’altra direzione. Ma questo non significa avere la presunzione dell’autosufficienza. Le alleanze che abbiamo nei territori locali dimostra che si può fare bene insieme. Questo paese soffre di un anarco-individualismo che è peggio della frammentazione delle sigle dell’Unione: non si discute mai dell’interesse nazionale. Siamo sicuri che non sia il caso di mettere all’ordine del giorno questo tema? Un tema dove le forze politiche, pur nella loro individualità poi riconoscono l’interesse comune. Nelle città avviene più facilmente, ma il modello deve essere replicato".

 

qui potete vedere il video del convegno

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