E' morto Stefano Rodotà
Il giurista aveva 84 anni. Nel 2013 il M5s lo aveva candidato presidente della Repubblica come successore di Napolitano
Nel 2013 il suo nome era diventato il simbolo di una battaglia. La prima del M5s, appena sbarcato in Parlamento, contro la “vecchia politica”. “Ro-do-tà, Ro-do-tà”. Gridavano i grillini fuori e dentro l'Aula di Montecitorio dove deputati e senatori cercavano, invano, di eleggere il successore di Giorgio Napolitano. Come è andata a finire è cosa nota. Napolitano, pur controvoglia, accettò di iniziare un secondo mandato. Stefano Rodotà, giurista con un passato da politico nelle fila del Partito Radicale e del Pds, non ebbe l'occasione di salire al Colle.
Ma quel grido è rimasto nella memoria collettiva. E oggi che Rodotà, all'età di 83 anni, è morto, sembra quasi di sentirlo riecheggiare nuovamente nelle piazze della Capitale. Pensare che il feeling con il M5s non era durato moltissimo. Dopo la sconfitta alle Amministrative Rodotà aveva criticato la gestione del M5s invitando Beppe Grillo e Davide Casaleggio ad “uscire” dalla rete per radicarsi sul territorio. Grillo, per tutta risposta, lo aveva definito “ottuagenario sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”. E anche se aveva successivamente provato a spiegare che non si trattava di una cosa offensiva, era apparso a tutti chiaro che i rapporti non erano più così idilliaci. Tra i principali esponenti della Repubblica del No, al referendum costituzionale del 4 dicembre si era schierato contro la riforma messa a punto dal governo Renzi.
Nato nel 1933 a Cosenza, dopo aver militato del Partito Radicale e aver rifiutato la candidatura di Marco Pannella, nel 1979 era stato eletto deputato indipendente nelle liste del partito comunista. Rieletto alla Camera nel 1983, nel 1987 e nel 1992 (nel frattempo il Pci era diventato Pds). Proprio 25 anni fa fu vicino a essere eletto presidente della Camera, gli fu preferito Giorgio Napolitano. Lui lasciò, in polemica, il Pds. Chi lo avrebbe detto che 20 anni dopo i due si sarebbero ritrovati l'un contro l'altro. E nonostante il grido “Ro-do-tà, Ro-do-tà”, avrebbe vinto, ancora una volta, Napolitano.