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Liberate Pisapia

Redazione

Il ritiro dalla gara (non iniziata) certifica il fallimento del suo progetto

Giuliano Pisapia ha annunciato, nel corso di un incontro con sindacalisti dei trasporti, che non pensa neanche lontanamente di candidarsi alle prossime elezioni. Si tratta di una mossa a sorpresa, di interpretazione non semplice. Pisapia aveva avviato il suo percorso politico alla ricerca di un’intesa con il Partito democratico, del quale intendeva essere un alleato esterno capace di attirare settori di elettorato che per varie ragioni non si sentono rappresentati dalla leadership di Matteo Renzi. Sul suo carro, anche per la sua incapacità a porre confini chiari, sono saliti i nemici giurati di Renzi, la cui intenzione era del tutto diversa da quella originaria dell’avvocato milanese.

 

Massimo D’Alema ha una strategia che consiste nel creare un raggruppamento politico abbastanza ampio da rendere impossibile a Renzi di ottenere una maggioranza, per poi imporre al Pd una trattativa che abbia come punto iniziale la rinuncia di Renzi a candidarsi per un ritorno a Palazzo Chigi. Poco per volta questa è diventata, al di là di qualche flebile distinzione, la linea su cui si va attestando la complessa galassia di gruppi e partitini che stanno a sinistra del Partito democratico. Non solo. C’è un’ala del Pd che, seppure sconfitta alle primarie, insiste in un’intesa con queste formazioni anche se, anzi proprio perché, la condizione per questa intesa e una rinuncia di Renzi alla candidatura a premier.

 

Pisapia deve essersi reso conto che della sua intenzione originaria, di carattere effettivamente unitario, non resta in piedi quasi nulla. Ormai la sua figura diventa quella dell’antagonista di Renzi, una specie di testa di turco di una strategia che non solo non è la sua ma sta diventando il contrario di quella che aveva annunciato. Così ha deciso di denunciare i “personalismi” che ammorbano il confronto politico e si è tirato fuori dalla contesa. E’ possibile, persino probabile, che riceverà pressioni perché ci ripensi e non è escluso che alla fine ceda a queste pressioni. Però, col suo gesto mette in difficoltà quelli che pensavano di averlo ormai catturato e imprigionato nella trappola dalemiana. Se vorranno candidarlo dovranno discutere davvero con lui, e questo gli restituisce uno spazio di manovra che si era via via ridotto fino ad annullarsi. Non si può pronosticare come andrà a finire questa vicenda, ma non si può negare che la decisione di Pisapia, che preferisce essere coerente col suo disegno anche se questo lo induce a non candidarsi, piuttosto che accettare di essere leder di uno schieramento che va nella direzione opposta, gli fa onore.

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