passeggiate romane
Il silenzioso partito degli ex che lavora per il Gentiloni bis
Da Veltroni a Pisapia, fino a Berlusconi e (a sorpresa) Renzi. Il premier piace a tutti, tranne che a D’Alema
Ma esiste veramente il Partito di Gentiloni? Ebbene sì, benché il suo leader presunto si guardi bene dal volerlo capeggiare sul serio. Quello del premier è innanzitutto un partito trasversale, nel senso che ha dei sostenitori un po’ dovunque. Nel centrodestra, per esempio. A Silvio Berlusconi, infatti, il presidente del Consiglio non dispiace affatto. E nel caso (assai probabile) in cui alle elezioni non vinca nessuno, il leader di Forza Italia potrebbe essere tentato dal giocare quella carta per un governo di larghe intese. Berlusconi infatti è rimasto assai deluso da Renzi, del quale, come ha confidato a più di un interlocutore, non si fida più. Di Gentiloni, invece, anche per la stima che provano nei suoi confronti sia Gianni Letta sia Fedele Confalonieri, non diffida. Tutt’altro.
Un altro sostenitore di quel partito è una vecchia conoscenza del leader di Forza Italia. Ossia Romano Prodi. Anche l’ex premier ritiene che Paolo Gentiloni sia più adatto di Renzi a governare da Palazzo Chigi. E non fa mistero di questa sua propensione.
C’è anche un altro ex del centrosinistra che con il premier è in buoni rapporti. Si tratta di Walter Veltroni. Qualche giorno fa, l’ex segretario del Partito democratico è andato a trovare il premier a Palazzo Chigi. Una sola agenzia ne ha dato notizia e la cosa è passata praticamente inosservata. Ma come Prodi, anche Veltroni si sente caratterialmente più vicino a un tipo come Gentiloni piuttosto che a Matteo Renzi.
Per rimanere sempre nel campo della sinistra, ecco un altro iscritto ad honorem al partito del presidente del Consiglio: Giuliano Pisapia. L’ex (già, un altro ex) sindaco di Milano è arrivato al punto di litigare con gli scissionisti di Articolo uno su Gentiloni. Pisapia ritiene sbagliata la decisione presa dal vero leader di quel movimento, ossia Massimo D’Alema, che punta a rompere con il premier sulla legge di Stabilità. L’ex ministro degli Esteri (l’ennesimo ex), al contrario della maggior parte degli avversari di Renzi, non punta su Gentiloni per mettere in difficoltà il segretario del Partito democratico.
Fatto insolito, questo. Perché gli oppositori di Renzi nel Pd invece hanno deciso di giocare tutte le loro carte proprio sul premier. Dario Franceschini, per esempio, seppure ufficialmente in questa fase preferisca tenere i toni bassi. E poi ci sono Andrea Orlando e Michele Emiliano. Gli avversari interni di Renzi ritengono che dopo la sconfitta delle elezioni siciliane si potrà finalmente presentare il conto al segretario. L’obiettivo non è di defenestrarlo ma di fargli dire pubblicamente che non è lui il candidato premier. Sondaggi molto riservati rivelano come in Sicilia gli eventi potrebbero prendere un’altra piega, ma gli oppositori di Renzi, almeno finora, si attengono a questo piano.
Ma, a sorpresa, potrebbe prima o poi iscriversi al partito dei sostenitori di Gentiloni addirittura il segretario del Pd. Il quale in cuor suo punta ancora a Palazzo Chigi ma – sapendo che l’impresa non sarà facile – potrebbe calare l’asso Gentiloni. In fondo, l’amico Paolo, nonostante i ripetuti tentativi degli avversari di Renzi, non ha mai rotto il patto di lealtà che lo lega al segretario. Perciò, se alle elezioni il Pd non dovesse andare troppo bene e se diventasse inevitabile la soluzione di un governo di grande coalizione, potrebbe essere proprio Renzi il primo a fare il nome di Gentiloni per Palazzo Chigi.