Cari populisti, sui giudici iniziate a ragionare
Salvini, Grillo e il “complotto giudiziario”. Pensarci prima, e pensare diverso
Sentire Beppe Grillo da una parte e Matteo Salvini dall’altra lamentarsi di una specie di golpe giudiziario che intende condizionare le scelte politiche a danno della sovranità popolare fa una certa impressione. Quando sono stati altri, ora e nel passato, a denunciare il pericolo, era proprio dalle sponde populiste che si levavano difese e applausi all’esondazione giustizialista. E’ quasi naturale il sarcasmo che porta a pensare: hanno quel che si meritano, quel meccanismo infernale lo hanno aiutato a crescere. Fa anche impressione che mentre lamentano le decisioni che li penalizzano, il sequestro dei fondi per la Lega, l’inibizione delle candidature siciliane per il Movimento cinque stelle, non dicano una parola per altre vicende, dal taroccamento delle intercettazioni dell’inchiesta Consip per mettere nei guai Matteo Renzi all’applicazione retroattiva della norma utilizzata per inibire Silvio Berlusconi, all’incriminazione di Clemente Mastella che aveva come obiettivo il governo di Romano Prodi. Se esiste un pericolo, e forse più che un pericolo, di interferenze giudiziarie nella vita politica, andrebbe contrastato sempre, chiunque sia la vittima di turno, altrimenti le forze politiche faranno la fine dei capponi di Renzo, che si beccavano tra loro mentre venivano portati al mercato per essere venduti e poi cucinati. Se Salvini e Grillo vogliono solidarietà per il “complotto giudiziario” (che politicamente non meritano, ma è dovuta a ogni cittadino) dovrebbero anche imparare a esprimerla agli altri, dovrebbero strillare meno. E iniziare a ragionare di politica, se possono.