L'impotenza dei numeri tre
L’AfD come il M5s. Per Salvini e Travaglio vince chi arriva terzo
La politica è l’arte del possibile, si dice, mentre il commento delle elezioni dev’essere l’arte dell’incredibile. Almeno a guardare interpretazioni dei risultati elettorali da parte di chi è convinto di “dire come stanno veramente le cose”. Il primo è Matteo Salvini intervistato dal Corriere della Sera sulle elezioni tedesche che, come si sa, hanno visto vincere ancora Angela Merkel, seppure in calo di consensi. Per il segretario della Lega invece no, ha vinto la destra di Alternative für Deutschland: “L’AfD ha preso tanto perché la gente, anche dove sembra stare meglio, è stufa. Consiglio a tutti un giro sul blog Goofynomics del professor Alberto Bagnai. Lui ha scritto in anticipo come e soprattutto perché l’AfD avrebbe vinto”. Salvini ci rimarrà male quando scoprirà che il nuovo cancelliere sarà sempre Merkel, perché nella realtà AfD è arrivata terza e non si allea con nessuno: è destinata a fare opposizione, il ruolo che spetta a chi non vince. Marco Travaglio, sul Fatto quotidiano, dà a Merkel quel che è di Merkel, ma dice che la Grosse Koalition è una cosa buona in Germania mentre in Italia è stata una specie di golpe: “Fu imposta nel 2013 da Napolitano e guidata da Enrico Letta contro gli elettori per mandare al governo chi aveva perso le elezioni ed escludere chi le aveva vinte”. Non ci siamo. Accadde il contrario di quanto dice Travaglio: la grande coalizione già c’era ed elesse Napolitano. E poi al governo ci è andato chi aveva vinto le elezioni: centrosinistra e centrodestra. Il M5s è arrivato terzo e, non alleandosi con nessuno, si è seduto tra i banchi dell’opposizione. Dove va chi le elezioni le perde.