Ecco le linee guida di Minniti per governare l'accoglienza
Il Viminale presenta il Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale. Regole da rispettare e cooperazione con gli enti locali per assicurare a tutti, italiani compresi, una convivenza sostenibile
L'Italia si dota di un piano organico per gestire il flusso di migranti titolari di protezione internazionale. Le linee guida serviranno a inserire i migranti all'interno di percorsi di integrazione, una volta riconosciuto a chi ne ha diritto lo status di rifugiato politico o la protezione internazionale: si tratta di 74.853 persone attualmente presenti sul territorio italiano. Il piano, presentato ieri dal ministero dell'Interno, è uno strumento previsto dalla Costituzione, quando all'articolo 3 recita che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Gli obiettivi sono due: garantire una vita dignitosa a chi arriva nel nostro paese e, allo stesso tempo, permettere alle istituzioni – soprattutto a quelle locali – di governare in modo efficace l'accoglienza. Per questo, spiega il Viminale, cittadini italiani e titolari di protezione internazionale avranno pari obblighi e doveri perché possa essere garantita una pacifica convivenza.
Con un sistema di accoglienza diffusa – che prevede il coinvolgimento di enti nazionali, locali e settore privato – si affrontano i diversi aspetti dell'inserimento dello straniero nel nostro paese: dal piano abitativo, all'inserimento nel mondo del lavoro, passando per il diritto alla salute. Ma gli "ospiti" dovranno anche rispettare regole precise e inderogabili: oltre al dovere di imparare la lingua italiana, dovranno anche rispettare la laicità dello stato, l'uguaglianza di genere, il rispetto delle libertà personali. La libertà religiosa – precisa inoltre il testo del Viminale – non può essere normata per legge: sono piuttosto il confronto e la conoscenza reciproca che alimentano la tolleranza interconfessionale. Gli imam, nei casi della popolazione musulmana, dovranno rivolgere i propri sermoni in italiano e le moschee dovranno essere aperte a tutti, dice il piano, proprio per garantire la conoscenza reciproca e, allo stesso tempo, scongiurare casi di integralismo religioso. L'obiettivo è quello di creare un sistema di collaborazione virtuoso tra centro e periferia, che garantisca ai rifugiati e a coloro che possono avvalersi di protezione internazionale di condurre una vita dignitosa e sostenibile. Nel rispetto, però, di chi ospita.
RISCHIO ISLAMOFOBIA - Anche per contrastare fenomeni di razzismo, il Piano raccomanda di "attuare il Piano nazionale per l'Islam a livello locale": sarà incentivata la formazione degli imam delle comunità presenti in Italia e sostenuta l'apertura di luoghi di culto "in condizioni di totale trasparenza dei flussi finanziari".
ISTRUZIONE E CULTURA - Per "realizzare un concreto percorso di inserimento sociale e per l'accesso al mercato del lavoro" va resa obbligatoria la partecipazione ai corsi di lingua svolti nelle strutture del sistema di accoglienza e favorita la partecipazione a corsi di lingua offerti sul territorio per la formazione degli adulti.
INGRESSO AL LAVORO - Il Piano - attraverso la collaborazione di servizi per l'impiego, sindacati e associazioni datoriali - mira a "promuovere tirocini di formazione e orientamento all'apprendistato"; "favorire l'accesso al credito per supportare start-up d'impresa"; "incentivare la partecipazione al Servizio civile nazionale".
DIRITTO ALLA SALUTE - Il documento raccomanda di "aumentare le attività di prevenzione", con particolare riferimento a vaccinazioni, screening e tutela della salute materno-infantile, e di potenziare la formazione ad hoc del personale sanitario.
ALLOGGIO E RESIDENZA - Due gli input del Piano: "creare le condizioni per includere i titolari di protezione nei piani di emergenza abitativa regionali e locali" e "mappare il patrimonio abitativo pubblico inutilizzato per verificare la potenziale destinazione ad uso abitativo".
VOLONTARIATO - Il Viminale si propone di "attuare processi di partecipazione e cittadinanza attiva", anche attraverso il fondamentale contributo delle associazioni del Terzo settore: va promossa "la partecipazione alle attività di volontariato sul territorio" e vanno potenziati "i percorsi di socializzazione (sportivi e culturali) riservati ai minori".
CONTRO LE DISCRIMINAZIONI - Per contrastare lo sfruttamento dei "soggetti più vulnerabili", il Piano prevede di rafforzare la rete dei centri per la tutela e l'assistenza delle vittime di tratta e delle associazioni che si occupano di tutela delle donne e di "sperimentare la mediazione di comunità o di quartiere" a partire dalle aree in cui sono presenti i centri Sprar.