Pensionati über alles
Campagna elettorale col retrovisore. Anche il Cav. ammicca alla terza età
Nel 1994 Silvio Berlusconi promise “un milione di posti di lavoro”. Nel 2001 “Meno tasse per tutti”. E, alla verifica effettuata in modo indipendente qualche anno dopo, mantenne in buona parte gli impegni. Stavolta ridiscende in campo offrendo “un ministro per la terza età” e “mille euro a tutti i pensionati”. Le differenze dei messaggi sono evidenti: quelli guardavano al futuro, questi al passato. Quelli erano rivolti ai giovani che si affacciavano al mondo del lavoro e ai ceti produttivi tartassati dal fisco, questi alle categorie che nella crisi hanno difeso meglio i redditi e aumentato i patrimoni. Di più: a prendere alla lettera gli slogan elettorali, in un paese gravato dal massimo del debito e dal minimo della produttività, promettere una sorta di reddito di cittadinanza ad hoc a mamme, nonne e casalinghe che non hanno mai versato contributi, significa o sfidare il default dei conti, o rastrellare altrove le risorse. Mentre i giovani, a parte i bonus, restano in coda al carro. Quante borse di studio, quanto ricambio e miglioramenti retributivi in base al merito nei servizi pubblici, nella didattica e nelle università, quanta formazione privata, a partire da Industria 4.0 che non riesce ad assumere, si finanzierebbero non solo con le somme ipotetiche da destinare a pioggia a mamme e nonne, ma già con quelle certe dirottate prima verso gli esodati, ora verso gli usurati, e magari in futuro con i miliardi dello smantellamento della riforma previdenziale (ridotta intanto da 80 a 60 miliardi), arma letale imbracciata da Matteo Salvini e dall’estrema sinistra? Pensionati über alles, infatti sono il maggior bacino elettorale. Non certo solo per il Cav.: la gauche bersaniana, Susanna Camusso, la Lega, sono tutti un pezzo avanti.