Matteo Salvini (foto LaPresse)

"Coccodrilli" banchettano sull'Ema perduta

Redazione

Ecco la saldatura populista tra sinistra massimalista e Lega salviniana

Se una mera estrazione a sorte ha favorito Amsterdam (candidatura comunque fortissima in partenza) anziché Milano, la colpa non è della sorte, o al massimo dell’inadeguatezza della regola, ma indovinate di chi? “Dell’Italia di Renzi e Gentiloni, dai quali non ci si poteva aspettare nulla di più avendo accolto tutti gli immigrati”. Parola di Luca Squeri, di Forza Italia. La logica del ragionamento porta a concludere che se fosse emersa Milano avremmo fatto benissimo ad accogliere quanti più clandestini. Ma andiamo avanti. Matteo Salvini ne deduce che “l’intero paese è appeso alla sorte, perché come ha fatto l’Europa per l’Ema ora Gentiloni estrarrà a sorte i fortunati che andranno in pensione”. Sarà per via delle pensioni, fronte comune, ma alle circostanziate accuse del segretario della Lega si unisce una ancora più accurata ricostruzione complottista di Enrico Rossi, presidente della regione Toscana e cofondatore del bersaniano Mdp: “Ci vogliono far credere che è colpa del sorteggio? Era tutto già stabilito, mentre gli italiani fanno i conti con mafia, corruzione e crollo della reputazione internazionale”.

 

Al fronte del “se c’eravamo noi, invece” non poteva mancare il Movimento 5 stelle. Reduci dal limpido successo di Ostia, e un po’ dimentichi della rinuncia alle Olimpiadi di Roma, i grillini sono rappresentati dall’europarlamentare Marco Valli, noto per le intemerate contro l’euro: “Era scontato dopo vent’anni di governi di centrodestra e centrosinistra”. L’elenco potrebbe ovviamente proseguire, e proseguirà. Con il risultato che se prima avevamo i gufi di renziana memoria, ora intorno alla bocciatura di Milano (che bocciatura non è) si affollano, più che gli avvoltoi, i coccodrilli. Versano lacrime, ma di soddisfazione: in realtà non gli pare vero che una possibile medaglia sia caduta dal petto di Paolo Gentiloni, Roberto Maroni e Beppe Sala. Il primo è il premier più accreditato per il governo di larghe intese al quale ha dichiarato guerra preventiva la gauche massimalista, la Lega salviniana, per non parlare dei Cinque stelle. Il governatore della Lombardia è il simbolo del Carroccio governista: ha promosso assieme al collega veneto Luca Zaia un referendum di autonomia regionale che certo ha avuto più successo della Lega nazionale sulla quale punta Salvini. Ed è andato poi a trattare con il governo, assieme al presidente Pd dell’Emilia Romagna. Soprattutto, i tre, Gentiloni, Maroni e Sala, sono stati il simbolo di un fare squadra al di là dell’ideologia: il modello Milano, che prospererà con o senza Ema. L’antitesi del populismo sovranista. Niente Ema? Tanto peggio, tanto meglio, predicavano i vecchi marxisti (criticati da Antonio Gramsci).

Di più su questi argomenti: