Massimo sconforto
Perché il Corriere dovrebbe ricordare che Giorgia Meloni vale due D’Alema
Certamente Massimo D’Alema ha un grande futuro politico alle sue spalle e dice cose interessanti per gli amanti del genere, che però a un certo punto diventano anche ripetitive nella quarta intervista in un anno (ma c’è ancora un mesetto di tempo per il conteggio definitivo) al Corriere della sera. Non è tanto, dicevamo, per la riproposizione degli stessi argomenti – cosa che è comune a tutti i leader politici – anche perché per fortuna c’è Aldo Cazzullo a tirare fuori da Max qualche guizzo divertente, come “l’enorme partecipazione della società civile e del cattolicesimo popolare”, nella fase costituente da lui guidata, rappresentati dai “gesuiti e dall’Opus Dei”. Il punto è che il principale quotidiano italiano, che spesso critica giustamente la politica per essere lontano dalle esigenze e dai desideri dei cittadini, dovrebbe tenere conto del peso politico e della capacità di rappresentare la società degli intervistati. Detto in parole povere, D’Alema – con tutto il rispetto che si deve a uno statista – oggi è solo uno dei tanti dirigenti di un piccolo partito della sinistra. Se si guardano i sondaggi, la sinistra unita si aggira attorno al 5 per cento, di cui un 2 per cento è di Sinistra italiana e un 3 per cento di Mdp. Ecco, D’Alema rappresenta insieme a Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Arturo Scotto questo 3 per cento che avrà come leader un altro politico: Piero Grasso. Il grande spazio che il Corriere dedica a D’Alema leader della sinistra è lo stesso che la Repubblica, dedicava a Giuliano Pisapia che con il suo Campo progressista rappresenta ancora meno di Mdp (ma è l’unico leader). A un certo punto però pure Repubblica si è resa conto e ha smesso con Pisapia. Il rischio è che poi, a un certo punto, i giornaloni si ritroveranno a chiedersi come mai nessuno si è accorto che il paese stava andando a destra. Giorgia Meloni, ad esempio, è l’unica donna leader di partito, determinante nell’alleanza di centrodestra, ha appena vinto le regionali in Sicilia con Nello Musumeci ed è arrivata al ballottaggio a Ostia: con i suoi Fratelli d’Italia è accreditata al 5 per cento, più dei voti di D’Alema e Pisapia messi insieme. Ma fa la metà delle interviste.