Carlo Calenda (foto LaPresse)

La guerra social di Calenda con rivoluzionari cubani, opliti spartani e “pisciate d'orgoglio"

Redazione

Il ministro dello Sviluppo risponde a surreali antagonisti dell’industria in Puglia. Da Erri De Luca, al sindaco (Pd) di Taranto per finire con l’incontinente Museo locale

Roma. Lo sviluppo industriale in Puglia incontra parecchie resistenze, e delle più stravaganti. Così il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, si è lanciato in un corpo a corpo sui social network contro i capipopolo della rivolta anti-industria, contro il gasdotto Tap e la ristrutturazione dell’acciaieria Ilva.

Il primo che ha incrociato sulla sua timeline è lo scrittore filo-sabotaggio-NoTav-NoTap Erri De Luca a cui Calenda suggerisce di scendere dalla Sierra Maestra perché la “rivoluzione è finita”.

 

 

Dopo i cubani arrivano gli spartani. Rinaldo Melucci, sindaco Pd di Taranto, ostile al progetto di rilancio dell’Ilva appoggiato dal governo, memore delle lontane origini spartane della città bimare fa un tweet in stile 300: “O Sparta o morte”. Calenda risponde al Leonida tarantino di avere sbagliato a capire: Taranto non è sulle Termopili e il ministro dello Sviluppo non è il persiano Serse.

 

 

Alla vista del nome Leonida, che forse gli ricorda la signora del Bagaglino impersonata da Leo Gullotta, il sindaco Melucci si sente offeso e sbotta: “Ma il sindaco di Taranto non si chiama Leonida”, mostrando di non avere conoscenza della storia dei suoi antenati – che però rivendica con dotte citazioni – o grande ironia.

 

 

Calenda si accorge delle lacune storiche dell’avversario e risponde insinuando dubbi sull’albero genealogico di Melucci.

 

 

In questo surreale dialogo, interviene il Museo spartano di Taranto che ricorda al sindaco di Taranto e al presidente della Puglia Michele Emiliano la famosa “pisciata d’orgoglio”: quella del capostipite Filonide che urinò sull’ambasciatore romano (o ministro?) Lucio Postumio.

 

 

Il Museo di Taranto non ricorda come andò a finire la storia con Roma e quanto costò la "pisciata" alla città (e al suo orgoglio). Spoiler: fu assediata, sottomessa, e conquistata.

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