Salvini scaricherà Pirozzi, e il Lazio sigilla la pace tra Lega e FI
Si dirada la nebbia nel centrodestra. "E' l'effetto del ritorno del Cav.", dice Matteoli. Regionali e politiche, liste e candidature
Roma. “Sergio Pirozzi? Ma no. E’ già superato Pirozzi. Anche dalla Lega. Se si candida, si candida da solo. E quanto prende? E’ il sindaco di Amatrice, mica di Parigi”. E Altero Matteoli, che Berlusconi ha incaricato della missione, fino ieri complicatissima, di tenere insieme il centrodestra, di trovare nel Lazio un candidato unico per le regionali, viatico per la costruzione d’una coalizione nazionale, adesso ha il tono di voce di chi vuol lasciare intendere che qualcosa è cambiato. La nebbia della confusione si dirada, i telefoni hanno ripreso a squillare, i diplomatici dei tre partiti del centrodestra hanno cominciato a parlare improvvisamente quasi la stessa lingua, tra loro. “Ho appena parlato al telefono con Giancarlo Giorgetti”, racconta allora Matteoli. “Nella Lega avevano bisogno di un po’ di tempo per discutere tra loro. E c’è anche stato il congresso di Fratelli d’Italia. Abbiamo perso un po’ di tempo. Ma adesso ci incontreremo, tra domani e martedì prossimo. E ci saranno novità”, aggiunge il senatore. “Conto ancora una volta sull’esperienza. E francamente, poi: che alternative ci sono? Far vincere la sinistra? In un momento in cui la sinistra la votano in pochi in tutta Italia? Sarebbe assurdo”.
E a proposito del sindaco di Amatrice, di Pirozzi, che alle regionali del Lazio si è candidato sfidando il Cavaliere e Giorgia Meloni, con l’appoggio di Francesco Storace e di Gianni Alemanno, con gli auguri e il supporto di tutto un mondo di destra ex An che si è schierato apertamente con Matteo Salvini, a proposito di questa operazione che sembrava replicare il pasticcio che alle comunali aveva diviso il centrodestra a giugno del 2016, Matteoli non lascia spazio a dubbi. Le sue sono parole scandite: “Pirozzi non è più una questione di cui discutere”. Capitolo superato, insomma. Anche Salvini ha cambiato idea. Ma adesso qualcuno, probabilmente Salvini, dovrà dirlo a Pirozzi, al quale era finora mancato l’appoggio ufficiale ma non quello ufficioso della Lega, tanto che attorno a lui s’è messa in moto una consistente macchina elettorale benedetta da Salvini. “Per quanto mi riguarda Pirozzi è ancora candidato”, dice infatti Storace. “Stasera vado a una cena di autofinanziamento, cento invitati, cinquecento euro a testa per sostenere la campagna elettorale alle regionali. Non è Berlusconi che decide se Pirozzi deve ritirarsi o meno”, dice l’ex presidente del Lazio. Ma adesso potrebbe arrivare Salvini. Anzi non c’è dubbio. Sarà il segretario federale della Lega a chiedere un passo indietro, offrendo a Pirozzi un ticket alle regionali, o forse un seggio in Senato nelle liste della Lega, per ricompensarlo dell’impegno, della rinuncia e della generosità. Un atto di compensazione. Per lui, ma anche per Storace. E Alemanno. “Con Salvini c’è molto rispetto reciproco”, ammette allora Storace, facendo capire che forse ci sono spazi di manovra: “Se Salvini prende Pirozzi sotto braccio, certo è un altro paio di maniche. Con Salvini c’è un rapporto forte”.
Sulle ragioni che hanno spinto il segretario della Lega a cambiare idea, si può molto speculare. C’è un fatto di logica: uniti si vince, separati si perde. Matteoli ha una sua idea: “Fino a che Berlusconi stava a casa, o comunque partecipava poco, Meloni e Salvini hanno pensato di avere la possibilità di manovrare il centrodestra. Salvini studiava da leader, cercava il modo di prendere un voto in più di Forza Italia, e lanciare un’Opa sul centrodestra. Nel momento in cui Berlusconi va a ‘Porta a Porta’ e ha un discreto successo, va da Fazio e risolleva gli ascolti, gonfia i sondaggi, certo molto meno di un tempo ma comunque in modo ragguardevole, Salvini può tentennare, ma alla fine deve prendere atto della realtà. L’unico modo di vincere è coalizzarsi. Venendo a patti con Berlusconi”.